Nel primo fragile tentativo di negoziato le delegazioni di Ucraina e Russia si sono incontrate a Gomel, in Bielorussia, per tentare di raggiungere un cessate il fuoco. «Abbiamo trovato alcuni punti su cui è possibile trovare un terreno comune», ha detto il negoziatore russo Vladimir Medinsky. Russia e Ucraina prevedono un secondo round dei colloqui, riferiscono fonti di Kiev.
Kiev chiede due cose che Mosca non vuole concedere: il cessate il fuoco (subito) e il ritiro di tutte le truppe russe dal suo territorio. Il presidente Zelensky si era detto scettico sulla riuscita dell’incontro «ma proviamo», aveva dichiarato. Poco prima dell’avvio dei colloqui aveva definito ulteriormente la posizione di Kiev, chiedendo l’ammissione immediata alla Ue: «Il nostro obiettivo è quello di essere insieme a tutti gli europei e soprattutto di esserlo su base uguale».
Le condizioni della Russia, che non erano state rivelate prima dei colloqui, sono state poi chiarite da un comunicato del Cremlino pubblicato dopo una telefonata (che secondo il Financial Times è durata 90 minuti) tra Putin e Macron, durante la quale il presidente russo detta le sue condizioni: la smilitarizzazione e «denazificazione» dell’Ucraina, la sua «neutralità», e il riconoscimento della Crimea come territorio russo. Sempre secondo quanto riportato dal Financial Times, l’Ucraina avrebbe aperto sul suo status neutrale, senza però esprimersi sugli altri punti.
A guidare la delegazione di Kiev era il ministro della Difesa Oleksii Reznikov, politico di lungo corso e da novembre scorso a capo della Difesa. Con lui c’erano David Arakhamia, leader del partito di Zelensky , il vice ministro degli Esteri, Mykola Tochytskyi, già ambasciatore ucraino presso la Ue e poi in Gran Bretagna; Mikhailo Podoliak, consigliere del presidente e in questi giorni drammatici suo instancabile portavoce con i media; Rustem Umerov, uno dei tre deputati eletti a Kiev che rappresenta i tatari di Crimea; Andryi Kostin, vice capo del gruppo di contatto trilaterale (tra Russia, Ucraina e l’Osce) per un cessate il fuoco nel Donbass.
A guidare la delegazione russa c’era Vladimir Medinsky, consigliere di Putin, ex ministro della Cultura, noto per il suo estremo nazionalismo. Con Medinsky c’erano Alexander Fomin, il generale viceministro della Difesa, il viceministro degli Esteri Andrei Rudenko e Leonid Slutsky, presidente della Commissione Affari Internazionali della Duma.