Il catasto spacca la maggioranza. Si consuma sulla revisione dei criteri per la mappatura catastale l’ennesimo incidente parlamentare, stavolta pienamente annunciato, che fa traballare il governo Draghi: la riforma, così come scritta dall’esecutivo nella delega fiscale, è salva per un soffio anzi per un voto. La votazione sull’emendamento del centrodestra che chiede di cancellarla finisce 22 a 23 (e non passa), un solo voto che mostra tutte le difficoltà che avranno nelle prossime settimane i partiti a tenere insieme la larghissima alleanza di governo, che già fibrilla pure sugli appalti.
L’alleanza Lega-FdI-Forza Italia si è ricompattata contro le tasse sulle casa, ma non è riuscita a scongiurare la bocciatura dell’emendamento con cui Salvini puntava a sopprimere la revisione del catasto, con cui il premier vorrebbe scovare immobili e terreni fantasma. Mario Draghi e i suoi ministri possono andare avanti. È arrivato forte e chiaro attraverso la sottosegretaria Maria Cecilia Guerra il messaggio del premier: la riforma è dirimente, o si vota o, in sostanza, tutti a casa.
La proposta dal centrodestra puntava a eliminare ogni riferimento alla revisione degli estimi catastali, almeno per gli immobili non abusivi. Una modifica contestata da Pd e Leu perché considerata uno stralcio di fatto dell’articolo 6. Una delegazione di Forza Italia era stata a Palazzo Chigi, dove era presente anche il relatore al provvedimento, e presidente della Commissione, Luigi Marattin (Iv). C’era stata anche una telefonata sul fisco tra Mario Draghi e Silvio Berlusconi: secondo quanto riferito da fonti di Forza Italia il premier avrebbe chiesto al leader azzurro di sostenere la riforma ma il Cavaliere avrebbe resistito sulla posizione del centrodestra, perché il no a nuove tasse è un punto fermo e qualificante per Fi e la casa che, in Italia, non può essere considerata bene di lusso.
Alla fine non si è trovato l’accordo e si è messa ai voti la proposta di abolizione dell’intera riforma da parte del centrodestra: che non passa per un solo voto di scarto (22 a 23). Lega, Forza Italia e Coraggio Italia votano compatti e con loro due deputati di Alternativa (Alessio Villarosa e Alvise Maniero). Arrivano a 22, e sono battuti dai Leu, Pd, M5S e Iv (Marattin, presidente, non vota) cui si uniscono Manfred Schullian (in sostituzione di Nadia Aprile), Nunzio Angiola di Azione. Decisivo Alessandro Colucci di Nci, la formazione di Maurizio Lupi che ha preso le distanze dal resto del centrodestra.
Matteo Salvini ha chiesto un appuntamento a Draghi: «Non mi spiego l’insistenza di queste ore sulla revisione del catasto e il conseguente, negativo segnale di un futuro aumento di tasse», ha spiegato il leader della Lega. Abbiamo «una folle guerra alle porte dell’Europa, per fermare la quale ti abbiamo dato piena fiducia» ha aggiunto Salvini per motivare la propria sorpresa. E, riferiscono fonti della Lega, ha ricordato altri problemi sul tavolo: «Le bollette, l’inflazione, la crisi economica e sociale alle porte, il Covid e milioni di italiani bloccati dalle restrizioni».
La Lega lancia un avvertimento. «Dopo questo voto che porta all’aumento delle tasse sulla casa per gli italiani, svelando le vere intenzioni di centrosinistra e 5s, da oggi ci sentiamo liberi di votare secondo quelle che sono le indicazioni della politica fiscale da sempre della Lega, che sono flat tax, regimi speciali, cedolare secca, semplificazioni, battaglia sulle cartelle, saldo-acconto» affermano Massimo Bitonci e Alberto Gusmeroli. «E voteremo – aggiungono – con chiunque ci appoggi su queste proposte».
«Il centrodestra ha appena tentato di far cadere il governo Draghi sul riordino del catasto. Non vi è riuscito per un soffio. Abbiamo tenuto. Sembra una fake news, in uno dei giorni più drammatici della nostra storia recente. Purtroppo è una notizia vera. Sono senza parole». Lo scrive su twitter Enrico Letta. Debora Serracchiani, capogruppo Pd alla Camera e Simona Malpezzi, capogruppo Pd al Senato sottolineano come «la norma che riguarda il catasto non prevede un euro di tasse in più sulla prima casa. Contrariamente a quanto afferma la propaganda della destra non ci sono tasse sulla casa. Si tratta di un riordino dell’esistente, fermo al 1939. Nel 2026 si valuterà il da farsi e questo consentirà probabilmente di superare ingiustizie e distorsioni del sistema, facendo pagare meno a chi oggi paga troppo con maggiore equità per famiglie e imprese».