Nelle città della Corsica ci sono state proteste e manifestazioni molto partecipate, talvolta sfociate in scontri violenti con le forze dell’ordine. Centinaia di persone hanno protestato contro lo stato francese, accusato di non aver tutelato la sicurezza del militante indipendentista corso Yvan Colonna, attualmente in gravissime condizioni dopo essere stato aggredito in carcere da un altro detenuto lo scorso 2 marzo. Proprio da quel giorno sono iniziate le proteste, che hanno poi assunto contorni violenti questa settimana.
Yvan Colonna è uno dei simboli dell’indipendentismo corso condannato all’ergastolo per l’omicidio del prefetto francese Claude Érignac nel 1998. Colonna fu condannato in via definitiva e sottoposto al cosiddetto Dps (Détenu particulièrement signalé), un regime di sorveglianza speciale. Per via di questo regime, a Colonna fu sempre negato il riavvicinamento in una prigione corsa, richiesto più volte alle autorità francesi.
Colonna era detenuto ad Arles, in Provenza, insieme agli altri due membri del commando, Pierre Alessandri e Alain Ferrandi, entrambi in regime speciale. Secondo la versione delle autorità, Colonna sarebbe stato aggredito il 2 marzo da un detenuto camerunense, Franck Elong Abé, per via di un litigio durante il quale Colonna avrebbe offeso la sua fede islamica. La versione è stata contestata dagli indipendentisti corsi, che accusano la polizia carceraria di Arles di non essere intervenuta per difendere Colonna. Abé ha strangolato e picchiato Colonna per otto minuti, provocandone la morte cerebrale.
Dopo l’aggressione e le prime proteste, il primo ministro francese Jean Castex ha annunciato che verrà revocato ai tre prigionieri il regime Dps. Ma questa decisione ha fomentato ancora di più la rabbia dei manifestanti indipendentisti, che l’hanno giudicata oltraggiosa e fuori tempo massimo date le condizioni di Colonna. La vicenda di Colonna di questi giorni si è rivelata un nuovo catalizzatore delle antiche divergenze tra gli indipendentisti corsi e il governo centrale francese. Nel mirino dei manifestanti c’è naturalmente il presidente Emmanuel Macron. Nel febbraio 2018, si recò in Corsica per commemorare i 20 anni dall’omicidio Erignac. Da allora il presidente ha usato il pugno duro contro i nazionalisti negando sempre ogni ipotesi di amnistia per gli assassini. Questo unito alla poca considerazione che Parigi avrebbe per i rappresentanti corsi eletti, ha accresciuto il sentimento di rivalsa sull’isola. Lo Stato del resto ha sempre rifiutato sia la domanda di autonomia sia quella di riconoscimento del popolo corso. Nel 2018 si era aperto uno spiraglio con una riforma che doveva sancire lo statuto speciale della comunità corsa creata nel 2015. Ma tutto venne rinviato.
Dal 2017 la Corsica è guidata dalla coalizione nazionalista del presidente del consiglio esecutivo Gilles Simeoni. Il 16 marzo è arrivato sull’isola il ministro dell’Interno Gérald Darmanin che è riuscito a sottoscrivere insieme a Gilles Simeoni un documento che rappresenta una dichiarazione di intenti tra le due parti. Nel testo si fa riferimento alla «apertura di un processo a vocazione storica di confronto tra lo Stato e la Corsica per costruire una risposta politica globale alla questione corsa che coinvolga tutti i funzionari eletti e le forze attive». Questo processo prenderà ufficialmente il via già a partire dal mese di aprile e si svolgerà a Parigi sotto l’egida del Ministero dell’Interno. In questo modo le due parti «si impegnano affinché le discussioni sull’evoluzione statuaria si possano concludere prima della fine dell’anno». Si tratta quindi di un impegno formale da parte di Parigi che però non specifica ancora quali potranno essere le concessioni che il Governo francese intende fare per il futuro della Corsica.
Ma è anche vero che tra il 10 aprile e il 24 aprile prossimo si terranno le elezioni presidenziali francesi, di conseguenza tutte le promesse di natura politica fatte dal governo uscente possono risolversi in un nulla di fatto. Alcuni candidati alle presidenziali non hanno infatti gradito l’apertura che Emmanuel Macron ha concesso alla causa dell’indipendentismo corso. Marine Le Pen, candidata per il Rassemblement National, ha infatti descritto questa strategia come «catastrofica». Prudente è stata anche Valerie Precresse, candidata per i Repubblicani, che ha descritto l’autonomia corsa come «una minaccia all’indivisibilità della nazione». Sul fronte opposto si è invece schierato Jean Luc Melenchon, candidato per la France Insoumise, che si è dichiarato apertamente favorevole a «riconoscere il diritto all’autonomia dell’isola».
Per la Francia la questione dell’indipendentismo corso è strettamente legata al rapporto verso altri possedimenti che Parigi ha ereditato dal periodo coloniale. Si tratta di quelli che vengono chiamati come territori della Francia d’oltremare, tra cui c’è la Guadalupa, la Guyana francese, la Polinesia francese, la Nuova Caledonia e molti altri. La preoccupazione di Parigi è quindi che la scintilla fatta scattare in Corsica possa accenderne altre.