Il prossimo 24 aprile si terrà il secondo turno delle presidenziali francesi. Saranno ancora una volta Emmanuel Macron e Marine Le Pen ad andare al ballottaggio, proprio come nel 2017. Il presidente uscente è progredito di 3,6 punti rispetto ai risultati del primo turno delle elezioni di cinque anni fa. Marine Le Pen di 2,1 punti. La storia sembra ripetersi, ha commentato Le Monde.
Macron ha ottenuto il 27,6% dei voti, mentre Le Pen il 23,4%. Al terzo e quarto posto sono arrivati rispettivamente il candidato dell’estrema sinistra Jean-Luc Mélenchon (21,9%) ed Éric Zemmour, candidato di estrema destra, con il 7,05%. La candidata del Partito Socialista (PS), Anne Hidalgo, sindaca di Parigi, ha ottenuto solo l’1,74% dei voti e la candidata di Les Républicains (il partito di Sarkozy), Valérie Pécresse, si è fermata al 4,79%. I risultati del primo turno del Partito Socialista e Les Républicains, sommati alla debolezza di Yannick Jadot – il candidato dei Verdi che ha preso il 4,58% – danno a Macron un bacino di potenziali voti per il secondo turno molto più debole rispetto al 2017.
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Il crollo dei partiti storici priva, dunque, Macron di un trasferimento quasi automatico di voti. La sfida per il presidente uscente sarà dunque quella di riattivare una forma di “fronte repubblicano”. Nel suo discorso a commento dell’esito del primo turno, Macron ha infatti scelto di rivolgersi «a tutti coloro che vogliono lavorare per la Francia. Sono pronto a inventare qualcosa di nuovo per riunire convinzioni e sensibilità diverse», e ha invitato i cittadini e le cittadine a fondersi in un «grande movimento politico di unità e di azione per il nostro paese». Ha poi chiamato per nome tutti i suoi avversari del primo turno elogiando la loro indicazione di voto «per bloccare l’estrema destra».
La vera incognita, per Macron, saranno i sostenitori e le sostenitrici di Jean-Luc Mélenchon, che negli ultimi cinque anni si sono mobilitati con molta forza contro la politica economica, sociale o sanitaria del presidente uscente. L’area politica dell’estrema sinistra, che vale oggi il 21,9%, è dunque di fatto diventata l’arbitro del futuro confronto tra Le Pen e Macron. Mélenchon, parlando ai suoi elettori, ha già detto che non va dato «nemmeno un voto a Madame Le Pen», senza però esporsi con un’indicazione di voto esplicita per Macron. Come nel 2017, dove aveva mancato di poco la qualificazione al secondo turno (19,5%), Mélenchon ha annunciato di voler consultare la sua base sull’atteggiamento da avere in vista del ballottaggio.
Nel 2017, secondo Ipsos, più della metà degli elettori di Mélenchon aveva votato Macron per fermare Le Pen. Ma oggi, «l’assicurazione sulla vita rappresentata da una sfida con l’estrema destra non c’è più», dice Le Monde. È dunque credibile pensare che molti cittadini e cittadine di sinistra accettino di nuovo questo compromesso? O il rifiuto suscitato da Macron sarà troppo grande per spingere gli elettori a votarlo solo per fermare Marine Le Pen? Macron è stato un presidente non molto gradito a sinistra e il suo mandato è stato segnato da grandi manifestazioni e proteste sociali: questo, secondo molti osservatori, renderà più difficile per parte degli elettori di Mélenchon votare il presidente uscente al secondo turno. Il grosso pericolo, per Macron, sarà dunque l’astensione degli elettori di Mélenchon.