Dopo due anni di crisi sanitaria uno dei settori più colpiti è senza dubbio quello del turismo. Tutti ricordiamo le immagini spettrali delle principali mete turistiche italiane, vuote. E quest’anno non andrà meglio. «Stiamo assistendo a delle mancate prenotazioni sul turismo di prossimità e a delle disdette. Sarà una Pasqua in tono molto minore». Lo ha detto il presidente di Assoturismo Confesercenti, Vittorio Messina.
Nonostante il tanto decantato “ritorno alla normalità”, le restrizioni legate alla pandemia pesano ancora sulla vita sociale degli italiani. Il Green pass rafforzato — che si ottiene se si è vaccinati con tre dosi, con due dosi da meno di 120 giorni, oppure se si è guariti — resta obbligatorio fino al 30 aprile per piscine, centri natatori, palestre, sport di squadra e di contatto, centri benessere (anche all’interno di strutture ricettive) al chiuso; convegni e congressi; centri culturali, centri sociali e ricreativi al chiuso; feste (comprese quelle dopo le cerimonie); sale gioco, sale scommesse, sale bingo e casinò; sale da ballo e discoteche; cinema, teatri, palazzetti dello sport e strutture sanitarie. Il Green pass base – che si ottiene con certificato di vaccinazione, di guarigione, oppure con tampone antigenico (valido 48 ore) o molecolare (valido 72 ore) – sarà obbligatorio per accedere a: bar e ristoranti al chiuso; concorsi pubblici, corsi di formazione pubblici e privati; spettacoli all’aperto e stadi; aerei, treni, navi e traghetti (esclusi i collegamenti nello Stretto di Messina e con le Isole Tremiti); pullman turistici oppure che effettuano i collegamenti tra regioni. Lo stesso vale per le mascherine pbbligatorie al chiuso fino al 30 aprile con tutte le differenziazioni del caso (quando Ffp2, quando chirurgiche).
Alle restrizioni si aggiunge lo spettro della guerra e i conseguenti rincari delle materie prime. E così il caro-tutto scoraggia le spese non essenziali, come appunto viaggi o weekend fuori porta in auto. «Dopo venticinque mesi di pandemia con la crisi dell’Ucraina noi spostiamo avanti ancora una volta l’asticella della ripartenza, che ci sarà, che sarà lenta e dolorosa. È sempre più difficile fare turismo in Italia», ha spiegato Messina.
Ma c’è anche un altro problema che con il conflitto si è riaggravato. Il turismo straniero che per il nostro Paese ha un peso economico notevole, stava riprendendo lentamente, mentre con la nuova crisi in atto i molti che avevano prenotato un in Italia hanno cancellato il loro soggiorno. «Verrà a mancare – ha spiegato Messina il turismo russo, che è un turismo che rappresenta circa sei milioni di pernottamento l’anno. Mancherà anche quello americano, anche quello dell’Asia orientale, è una situazione davvero complessa».
Se poi restiamo a livello locale «il turismo di prossimità, quello di Italia su Italia è un tipo di turismo che prenota oggi per domani» e quindi gli italiani che stanno pensando di spostarsi per una gita di una giornata o al massimo con una notte fuori, ancora non hanno prenotato. «Stanno drenando tante risorse dall’economia delle famiglie, per cui la prima cosa che si taglia è la vacanza. Oggi è un periodo di incertezza, parlare della programmazione soprattutto della vacanza è difficile. Immedesimiamoci nelle famiglie, il peso è veramente gravoso», ha concluso Messina.
Così, se le prospettive di questa primavera per il turismo erano molto alte, davanti alla crisi in atto gli italiani, hanno deciso di ridurre il budget: uno su tre taglia le spese turistiche. Secondo l’Unione nazionale consumatori, a subire più di tutti i rincari sono stati i pacchetti vacanza nazionali +14,6%, gli alberghi e motel +8,4%, i musei e monumenti + 7%. Ci sono quindi i pacchetti vacanza internazionali +6,8%, parchi nazionali, zoo e orti botanici +6,4% e ancora villaggi vacanze, campeggi e ostelli +5,6%. E, infine, pizzerie +3%, ristoranti +2,8%, B&B e agriturismi +2,4%.