La stampa francese ha parlato di una vittoria «senza gloria», segnata dallo storico risultato dell’estrema destra e da un elevato tasso di astensione. Il presidente Emmanuel Macron è stato rieletto per altri cinque anni all’Eliseo con il 58,5% dei voti contro il 41,5 % di Marine Le Pen. Nonostante Macron abbia vinto con 17 punti di scarto, la candidata di Rassemblement National ha conquistato una «storica vittoria» . «Le idee che rappresentiamo stanno raggiungendo nuove vette», ha detto Le Pen, aggiungendo che il risultato mostra una «grande sfiducia» del popolo francese nei confronti di Macron, sfiducia che il nuovo presidente «non può ignorare».
Non sarà un mandato facile quello di Macron che dovrà risolvere questioni molto complesse dal punto di vista sociale, economico e anche politico, come ha riconosciuto nel suo discorso di domenica sera alla Tour Eiffel, dopo la conferma della sua vittoria: «Gli anni a venire, di sicuro, non saranno tranquilli». Ma anche quello di Macron può essere considerato un risultato storico: è il primo presidente francese a essere rieletto negli ultimi 20 anni (l’ultima volta accadde con Jacques Chirac, nel 2002).
Macron ha portato a casa la vittoria nonostante una campagna elettorale senza troppo entusiasmo né troppi discorsi. L’altro fatto significativo di queste presidenziali è l’astensione che, dicono gli osservatori, potrebbe essere il sintomo di una fragilità democratica molto preoccupante. Il tasso di astensione è stato del 28%, pari cioè a tredici milioni e seicentomila elettori: non era mai stato così alto al secondo turno di un’elezione presidenziale francese, ad eccezione del 1969. Macron ha dimostrato di essere consapevole delle condizioni della sua rielezione. Ha parlato esplicitamente degli astenuti:«Il loro silenzio ha significato il rifiuto di fare una scelta a cui anche noi dovremo rispondere». Si è subito rivolto anche a coloro che lo hanno votato non per un sostegno diretto, ma solo per opposizione all’avanzata dell’estrema destra: «Voglio ringraziarli. Questo voto mi obbliga per gli anni a venire.Sono il custode del loro senso del dovere, del loro attaccamento alla Repubblica e del rispetto per le differenze che si sono manifestate in queste settimane».
Macron dovrà preoccuparsi anzitutto di quello che è successo a sinistra. Secondo una prima analisi dei flussi elettorali condotta da Ipsos, il 42% di chi al primo turno aveva votato per Jean-Luc Mélenchon (sinistra radicale) al secondo ha dato la propria preferenza al presidente uscente; il 17% ha invece votato per Marine Le Pen, mentre il 41% scheda bianca o si è astenuto. Ma dovrà anche preoccuparsi del “nemico” di destra: il 41,%% ottenuto da Le Pen il 23,4% ottenuto al primo turno dall’estrema destra mostrano le difficoltà che Emmanuel Macron dovrà affrontare.
Ma come andrà il suo prossimo mandato dipenderà molto da come andranno le elezioni legislative che si terranno su doppio turno il 12 e il 19 giugno. In Francia il presidente della Repubblica ha molti poteri, ma per sfruttarli appieno ha bisogno di una maggioranza all’Assemblea Nazionale, il parlamento. Il presidente, infatti, nomina il primo ministro, e su suo suggerimento i ministri. In passato è accaduto diverse volte che il presidente della Repubblica e il capo del governo appartenessero a partiti diversi (la cosiddetta “cohabitation”). L’ultima è stata tra il 1997 e il 2002, quando il presidente era Jacques Chirac, leader del centrodestra, e il primo ministro era Lionel Jospin, capo del Partito Socialista. In questa situazione i poteri del presidente della Repubblica sono molto limitati, al punto, sostengono alcuni esperti, da rendere la Francia una repubblica parlamentare di fatto.
In questi ultimi giorni Jean-Luc Mélenchon ha avviato la propria campagna elettorale chiedendo ai francesi di “eleggerlo” primo ministro. Il leader della sinistra radicale francese ha tenuto un breve discorso in cui ha attaccato sia Macron sia Le Pen, rilanciando di nuovo il suo progetto per le legislative: «Inizia il terzo turno». La stessa Le Pen ha annunciato che proseguirà con il suo lavoro: «Più che mai, porterò avanti il mio impegno nei confronti della Francia e dei francesi. Stasera diamo il via alla grande battaglia elettorale per le elezioni legislative».