Da giorni, nel contesto della guerra in Ucraina, si discute della Transnistria come possibile nuovo fronte. Le fonti locali parlano di «spari con un lanciagranate anticarro portatile» contro l’edificio del Ministero della Sicurezza, e di due esplosioni al centro di trasmissione della radio russa che ha causato l’interruzione di tutte le trasmissioni. Questo ha messo in allarme le autorità della Moldavia e della della Transnistria, l’autoproclamata Repubblica filo-russa al confine con l’Ucraina.
Tra accuse incrociate di voler destabilizzare la pace, l’unica cosa certa è che nel Paese sarebbe crescente il timore di un possibile coinvolgimento nella guerra in corso. Anche a partire dalle dichiarazioni del generale russo Rustam Minnekaev, e prima del dittatore bielorusso Aleksandr Timoshenko : nei piani di guerra russi ci sarebbe una «proiezione territoriale verso la Transnistria», con la conquista totale della parte meridionale dell’Ucraina e la creazione di un corridoio tra Crimea e Donbass. La manovra dovrebbe investire anche Odessa, che da Tiraspol, capitale della Transnistria, dista un centinaio di chilometri.
La Transnistria è una lunga striscia di terra della Moldavia, a Est del fiume Dnestr ,al confine con l’Ucraina. A lungo parte dell’Impero Ottomano, poi della Russia sovietica, a settembre 1990 ha dichiarato unilateralmente la propria indipendenza con il nome di Repubblica moldava di Pridnestrovie. Il 27 agosto 1991, la Moldavia, il cui territorio comprende la Transnistria, diventava indipendente dopo il crollo dell’Urss; nasceva una nazione e già al suo interno aveva una disputa territoriale, quella con la Transnistria secessionista.
Nel 1992 in Moldavia è iniziata una guerra tra l’esercito regolare e i separatisti della Transnistria. Dopo 142 giorni di combattimenti e 4.000 morti, è arrivato un cessate il fuoco tra le parti fu garantito da una commissione congiunta formata da Russia, Transnistria e Moldavia. In questa guerra al fianco della Moldavia si è schierata la Romania, la maggior parte della popolazione moldava ha origine rumene tanto che il rumeno è la lingua ufficiale, mentre i ribelli della Transnistria sono stati sostenuti dalla Russia. Da allora esiste l’autoproclamata Repubblica della Transnistria, una sottile striscia di terra tra il confine moldavo a quello ucraino dove la maggior parte dei 430.000 abitanti è di lingua russa. Nel 2010 la riapertura dei negoziati alleggerì la tensione tra Chisinau e Tiraspol: i due governi, nazionale e regionale, firmarono a marzo 2012 un accordo per riattivare il traffico ferroviario sulle rive del Dnestr. Lo Stato centrale era fermamente opposto all’indipendenza della Transnistria, che a oggi l’Onu non riconosce.
Ma già nel 2014, dopo l’annessione della Crimea alla Russia, il governo filorusso della regione ha chiesto che il territorio della Transnistria potesse unirsi, anch’esso, alla Russia. Già nel blasone nazionale e nella bandiera, l’ultima al mondo con falce e martello, ci sono richiami espliciti al marxismo-leninismo e al passato sovietico. Tiraspol, che è il principale centro industriale e produttivo della regione, è il capoluogo dei Russi e dei russofoni residenti nella regione, e di fronte al Parlamento regionale troneggia una statua di Lenin. C’è da dire che al momento la Russia non ha mai riconosciuto la Transnistria come Stato, ma in quel territorio sono schierati circa 2.000 soldati russi per garantire la sicurezza della popolazione russofona.