C’è anche l’embargo del petrolio russo nel pacchetto di sanzioni economiche, il sesto dall’inizio del conflitto, che la Commissione europea proporrà ai Paesi membri. Per lungo tempo, la Germania aveva posto un veto quasi assoluto alla chiusura degli idrocarburi russi, ma adesso si registra un’apertura per un graduale blocco all’import di petrolio russo. La posizione cauta di Berlino è stata appoggiata soprattutto dagli Stati che dipendono quasi totalmente dal petrolio russo: Ungheria, Slovacchia e Romania hanno bisogno di tempo per individuare le alternative.
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Come atteso da giorni ormai, l’Unione europea vuole interrompere l’approvvigionamento di petrolio proveniente dalla Russia. Il tema è delicatissimo poiché alcuni paesi europei sono particolarmente dipendenti: più della Germania, la Slovacchia e l’Ungheria. Il risultato è che l’embargo proposto dalla Commissione europea ai Ventisette sarà graduale, e dovrebbe entrare pienamente in vigore il 31 dicembre prossimo. Considerando che il Vecchio continente compra dalla Russia il 25% del suo greggio, versando ogni giorno 261 milioni di euro, ne viene una tabella di marcia che rimanda l’embargo pieno al petrolio russo solo dal primo gennaio del 2023, che ovviamente delude le capitali con posizioni più rigide verso Putin.
Per evitare incidenti diplomatici, la Commissione ha per ora portato avanti dialoghi bilaterali con i vari Paesi per cercare di capire quale possa esser la sintesi più efficace e non divisiva. La posizione tedesca è stata messa nero su bianco, ricorda il Financial Times, da uno dei più stretti consiglieri di Olaf Scholz, Jörg Kukies, che ha chiarito come la Germania sia sì a favore di un embargo sul greggio russo, ma ha bisogno di «qualche mese» per preparare la fine dei rifornimenti. «Chiediamo un periodo transitorio per la chiusura degli acquisti – ha spiegato Kukies – Vogliamo smettere di acquistare petrolio russo, ma abbiamo bisogno di un po’ di tempo per assicurarci di poter ottenere altre fonti di petrolio nel nostro paese». La maggior parte delle raffinerie tedesche è già passata ad altri fornitori.
Se Berlino spinge per un embargo ritardato, altri Paesi indicano vie possibili alternative. L’Italia spinge per mettere un tetto al prezzo del greggio che si acquista da Mosca, oppure un dazio speciale. La Polonia e i Baltici vogliono la linea dura di un bando definitivo. Ungheria e Slovacchia dipendono quasi totalmente dal petrolio russo ed hanno, quindi, poche alternative praticabili. Non a caso Viktor Orban ha avvertito che il suo governo «non cederebbe a nessuna pressione per estendere le sanzioni contro la Russia al gas o al petrolio, poiché ciò ucciderebbe l’economia ungherese». E il ministro Gergely Gulyas è stato ancor più netto: «Non supporteremo mai l’estensione delle sanzioni al petrolio russo,. E dal momento che queste decisioni richiedono l’unanimità, non ha senso che la Commissione proponga sanzioni che intaccherebbero il gas naturale e il petrolio e che bloccherebbero le forniture per l’Ungheria». Un veto, di fatto.