Salvini parte o non parte? Assume sempre più i contorni di un vero e proprio giallo il viaggio in Russia, annunciato dal leader della Lega per provare a mediare e favorire il cessate il fuoco in Ucraina. La bufera mediatica scoppiata attorno alla trasferta di Salvini, il gelo del governo Draghi, a cominciare dal ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, e il coro di ‘no’ arrivato da vari leader, compresa la sua stessa alleata, Giorgia Meloni, hanno reso il tutto ancora più complicato. Fonti della Lega raccontano, infatti, che il segretario non abbia ancora rinunciato del tutto all’idea di partire ma, allo stato attuale, la visita sembra sia stata congelata in attesa di ulteriori riflessioni sulla sua opportunità politica e diplomatica.
E in più si tratterebbe di una iniziativa del tutto personale: Palazzo Chigi non ne sapeva nulla, con Draghi intento a tessere delicatissimi colloqui telefonici con Putin. Ci sarebbe stato anche un incontro casuale con Mario Draghi appena lo scorso venerdì, poco prima che La Stampa rivelasse delle intenzioni del leghista di partire per Mosca. Il premier e il senatore si sono ritrovati sullo stesso volo che da Roma li avrebbe portati a Milano, quando ormai Salvini avrebbe pianificato la sua partenza per la Russia. Ma in quell’occasione il leghista non avrebbe detto nulla al premier, che deve scoprirlo poco dopo dalle agenzie. Partono fitte comunicazioni tra gli staff, mentre Palazzo Chigi cerca di non far trapelare nervosismo e imbarazzo per l’iniziativa di Salvini che rischia di compromettere il lavoro diplomatico del governo fino a quel momento.
Le intenzioni di Salvini hanno ricevuto diverse critiche. Il ministro degli Esteri di Maio commenta: «La guerra in Ucraina o andare a Mosca non è un tema da tour estivo. Non voglio fare la morale a nessuno ma ci sarà un motivo perché non ci è andato ancora nessuno della nostra alleanza occidentale. Dopo la performance della trasferta in Polonia, credo che se si deve parlare con Putin ci parla Draghi». A pesare nei rapporti all’interno di un centrodestra che appare sempre più unito solo a parole, è lo scetticismo di Giorgia Meloni sulle intenzioni di Salvini: «Non conosco i contenuti della visita a Mosca, dovrei capirne i contorni, immagino che se fa una scelta del genere ne abbia parlato con il governo del quale fa parte. L’unica cosa sulla quale bisogna fare molta attenzione -ha avvertito la presidente di Fdi- è non dare segnali di crepe nel fronte, abbiamo in questa fase bisogno di una postura solida dell’Occidente».
Anche in casa Forza Italia l’iniziativa di Salvini viene accolta con un po’ di stupore e imbarazzo. I vertici del partito non commentano. Solo il deputato Andrea Ruggieri, che si chiede : «Salvini vuol andare a Mosca? Apprezzo la disponibilità, ma mi chiedo: non ci ha già parlato Draghi con Putin?». Per Enrico Letta «non è con il folclore che si trovano soluzioni, ma con la serietà, con i governi che parlano tra di loro».Tra i più tranchant nei confronti di Salvini è Carlo Calenda sui social: « Ecco Salvini, allora piantala di dire cazzate, perché la guerra è una cosa seria e drammatica. Quindi vai a baciare il caciocavallo, saluta le mucche sulla spiaggia e lascia lavorare gli adulti. Grazie».
“Non ho certezze”. Ecco @matteosalvinimi allora piantala di dire cazzate, perché la guerra è una cosa seria e drammatica. Quindi vai a baciare il caciocavallo, saluta le mucche sulla spiaggia e lascia lavorare gli adulti. Grazie. https://t.co/TacRiLoaXW
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) May 28, 2022
«Non pretendo applausi, ma neanche insulti, perché una visita a Mosca non è un weekend a Forte dei Marmi. Andare in territorio di guerra per cercare di portare la pace non è esattamente un fine settimana a Riccione. Ma poi, notando che da Renzi a Letta, da Meloni a Calenda, si è levato un grido di attacchi e e polemiche, a volte mi viene da dire: ‘Ma chi me lo fa fare, io passo due giorni con i miei figlie e i miei genitori, tenetevi le vostre polemiche, tenetevi le vostre guerre’». Poi aggiunge, lasciando intendere che ancora ci pensa a volare da Putin, «per carità, io ci lavoro e ci lavorerò. Ma sulla pace non mollo finché ce la faccio. Io sono stupito, sconcertato e dispiaciuto dal fatto che la ricerca della pace, preveda divisioni a sinistra. Io pensavo, forse ingenuamente, che costruire la pace, mettendosi in gioco e anche a rischio, valesse la pena».