Recentemente l’Ansa ha rilanciato uno studio apparso su Scientific Reports riguardante un incremento del 25% dei problemi cardiaci in soggetti tra i 16 e 39 anni in Israele, correlato ai vaccini contro il Covid-19. Non sono mancate le critiche di esperti e virologi nostrani che hanno parlato del cosiddetto “Long Covid”, gli effetti a lungo termine che i pazienti colpiti dal virus si trascinano dietro. Tra i possibili postumi, gli esperti avevano indicato anche miocarditi e pericarditi, soprattutto nei soggetti giovani e di sesso maschile. Un nuovo studio, però, sembra smentire completamente questa versione.
Stando a una ricerca israeliana pubblicata sul Journal of clinical medicine, nei guariti dal Covid non sarebbe stato infatti riscontrato nessun aumento dell’incidenza di quelle infiammazioni dei muscoli cardiaci. I ricercatori di Gerusalemme, Tel Aviv e Ramat Gan hanno esaminato 196.992 adulti contagiati tra marzo 2020 e gennaio 2021, seguendoli fino a febbraio 2022. Successivamente hanno utilizzato un gruppo di controllo composto da 590.976 persone che avessero ricevuto almeno un test negativo e nessun tampone positivo, ovvero che non si erano mai infettate.
Il risultato della ricerca è stato sorprendente: nei soggetti colpiti dal Covid-19 l’incidenza di miocarditi e pericarditi è stata rispettivamente dello 0,0046% e dello 0,0056%. Numeri decisamente trascurabili. Che la patologia possa coinvolgere anche miocardio e pericardio è ormai provato ed è il motivo per cui sintomi analoghi si sono manifestati in seguito alle vaccinazioni visto che il farmaco mima gli effetti del virus sull’organismo. Semmai è sul lasso temporale che accompagna la guarigione che non si avevano ancora evidenze.
La ricerca israeliana ha scoperto che statisticamente non ci sono differenze nel tasso di incidenza di miocarditi e pericarditi tra i soggetti che stavano uscendo dal Covid, benché non vaccinati, e il gruppo di controllo. Un passaggio non banale, perché ai giovani era stato raccontato spesso quanto importanti fossero le somministrazioni per proteggere dal “Long Covid”, tesi che alla luce di questi risultati è completamente confutata. Gli infettati non vaccinati non sembrano suscettibili a una delle manifestazioni ritenute più preoccupanti del Long Covid. Si tratta quindi dell’ennesimo inganno portato avanti per convincere i cittadini a sottoporsi alla vaccinazione di massa.