La Corte suprema cancella un pezzo di storia americana: con una decisione ha annullato la storica sentenza “Roe v. Wade”, con cui nel 1973 la stessa Corte aveva riconosciuto il diritto della texana Norma McCorvey di interrompere la gravidanza garantendo a tutte le donne di poter abortire liberamente. In altre parole significa che da ora ogni singolo stato americano potrà decidere di adottare la legislazione che preferisce, senza vincoli a livello federale. La decisione della Corte Suprema è stata criticata molto duramente dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden che l’ha definita «il compimento di un’ideologia estrema e un tragico errore».
La sentenza, nello specifico, riguardava la richiesta dello stato del Mississippi di riconoscere la propria legge sull’aborto, che vieta l’aborto dopo 15 settimane di gestazione. Mentre la sentenza del 1972 stabiliva, invece, che l’aborto è praticabile fino a quando il feto non è autosufficiente, cioè fino a circa sette mesi di gravidanza. Oggi quello che viene contestato il radicamento giuridico del diritto di scelta nel 14° Emendamento della Costituzione, che assicura ai cittadini le libertà politiche e civili. Quelle norma è stata introdotta in un’epoca (1868) «in cui neanche si discuteva di aborto». Non c’è, quindi, alcuna ragione per garantire su tutto il territorio federale il diritto di scelta in tema di gravidanza. La conseguenza immediata è che la materia «dovrà tornare ai singoli stati».
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Sono già 22 gli Stati che hanno adottato legislazioni molto restrittive, come il Texas e più di recente l’Oklahoma . Altri quattro Stati sono pronti a seguire l’esempio. Le donne avrebbero ancora libertà di scelta negli Stati liberali delle due coste, dalla California a New York. Lo scenario più probabile, quindi, è quello di un Paese ancora più diviso.
È una grossa vittoria politica per i Repubblicani, che da tempo stavano portando avanti una campagna a livello nazionale per ribaltare la “Roe v. Wade” e negli scorsi anni erano riusciti a nominare alla Corte Suprema giudici notoriamente anti-abortisti (i giudici della Corte hanno l’incarico a vita: significa che vengono sostituiti solo in caso di morte, di dimissioni o di rimozione dall’incarico). Sui 9 giudici della Corte, tutti e 6 quelli nominati dai Repubblicani – fra cui tre indicati dall’ex presidente Donald Trump – hanno votato per ribaltare la storica sentenza. I tre giudici nominati dai Democratici hanno invece votato contro.
«La sentenza “Roe v. Wade” è sempre stata sbagliata», ha scritto il giudice conservatore Samuel A. Alito Jr. nelle motivazioni della sentenza. «Il ragionamento alla sua base era eccezionalmente debole, e quella decisione ha avuto conseguenze dolorose», ha aggiunto Alito. «È tempo di rispettare la Costituzione e riconsegnare il tema dell’aborto ai rappresentanti eletti dalle persone». La spiegazione di Alito ricalca la tesi di molti movimenti conservatori statunitensi, secondo cui il tema dell’interruzione di gravidanza è così delicato e divisivo che dovrebbe essere disciplinato a livello statale e non federale.