C’era una volta Romano Prodi. Correva l’anno 1996 e con le elezioni alle porte l’inventore dell’Ulivo aveva lo stesso problema: costruire una coalizione competitiva al centro. Un’area politica composta da molti piccoli partiti che nelle ultime settimane si erano perlopiù accasati da una parte o dall’altra, in vista delle elezioni del 25 settembre che si terranno con una legge elettorale, il “Rosatellum”, che rende le alleanze di fatto obbligatorie. Prima dell’annuncio di Calenda, al centro era rimasto soltanto Italia Viva di Matteo Renzi, che infatti ha prontamente rilanciato la proposta di un’alleanza con Azione per costruire una coalizione. Si sta parlando insistentemente di un “terzo polo”, contrapposto a quello del centrosinistra e a quello della destra.
LEGGI ANCHE: Calenda e il bluff del “grande centro”
«Spero che nasca il terzo polo, ci sono tutte le condizioni. C’è una discussione con Italia Viva che dev’essere chiara. L’accordo non c’è ancora». Lo dice il leader di Azione, Carlo Calenda, a La Stampa. «Ci sono tutte le premesse e tuttavia è un incontro tra due forze politiche molto diverse. Le vicinanze programmatiche ci sono quasi tutte, bisogna adesso integrare due corpi hanno avuto impostazioni politiche diverse, una ha fatto un governo con i 5 Stelle, l’altra no», ha aggiunto. Mentre Italia Viva è ancora davanti al bivio tra «correre da soli con il nome Renzi sulla scheda» o stringere l’accordo con Azione «per una lista unitaria». Lo fanno sapere fonti di Italia Viva che fanno presente come tra i «dirigenti renziani c’è scetticismo sull’intesa, alla luce delle reazioni molto fredde» del partito di Calenda all’apertura di Matteo Renzi.
Il Corriere della Sera scrive che Calenda e Renzi si sono dati tempo fino a venerdì 12 agosto per decidere se presentarsi insieme alle elezioni o meno con il terzo polo. Anche se al momento il partito più popolare dopo le due coalizioni è il Movimento 5 Stelle, stando ai sondaggi. Non è detto che il “terzo polo” non si riveli in realtà un “quarto polo”, insomma. L’alleanza con Calenda potrebbe svoltare il futuro di Italia Viva, che secondo i sondaggi presentandosi da sola rischia seriamente di finire sotto la soglia di sbarramento del 3%. Nel frattempo Italia Viva ha annunciato un’alleanza con Lista Civica Nazionale, il movimento guidato da Federico Pizzarotti, ex sindaco di Parma eletto nel 2012 col M5s e poi uscito dal partito pochi anni dopo.
Una eventuale alleanza fra Azione e Italia Viva viene di fatto incoraggiata anche dalle legge che stabilisce quali partiti devono raccogliere le circa 56mila firme necessarie per presentarsi alle elezioni. L’ultima modifica, approvata dal Parlamento a giugno, prevede che siano esentati dalla raccolta firme i partiti che erano già in Parlamento, quelli che avevano un gruppo autonomo alla Camera o al Senato entro la fine del 2021, oppure quelli che si sono presentati «con proprio contrassegno» alle ultime elezioni politiche o europee ottenendo almeno un seggio oppure l’uno per cento dei consensi.
Sulla carta Azione non rientra in nessuno di questi casi: è nata alla fine del 2019, quindi dopo le politiche e le europee, e non ha un gruppo autonomo in Parlamento, dato che i suoi membri siedono nel Gruppo Misto sia alla Camera sia al Senato. In questi giorni Azione sta provando a dimostrare che quando nel 2019 la sua antenata, Siamo Europei, si presentò alle elezioni europee nelle liste del Pd lo fece comunque «col proprio contrassegno», cioè col proprio simbolo, che era compreso nel logo del Pd. Ma è un’interpretazione arbitraria e dibattuta anche fra gli esperti di regole elettorali: secondo vari pareri potrebbe non essere accettata dal ministero dell’Interno.
Italia Viva invece ha un gruppo autonomo in Parlamento ed è esentata dal raccogliere le firme. Azione potrebbe quindi essere incoraggiata a presentarsi insieme ad Italia Viva, ma c’è una ulteriore complicazione: per poter beneficiare dell’esenzione dalla raccolta delle firme, Azione e Italia Viva dovrebbero presentarsi in un’unica lista elettorale mischiando perciò i propri candidati e le proprie candidate. Una decisione va presa entro il 14 agosto, giorno in cui per legge vanno depositati i simboli elettorali da inserire nelle schede, e quindi anche le relative alleanze elettorali.
Dal punto di vista politico Azione e Italia Viva hanno molti punti in comune: sono a destra del Pd su economia, welfare e transizione ecologica, mentre sono allineate al centrosinistra sui diritti civili. Dal punto di vista personale però i rapporti fra Calenda e Renzi non sono buoni. Fu Renzi a lanciare la carriera politica di Calenda, nominandolo prima rappresentante permanente dell’Italia all’Unione Europea e pochi mesi dopo ministro dello Sviluppo economico, nel 2016. Ma da tempo i rapporti si sono incrinati. «Con Renzi ci sono rapporti deteriorati nel tempo, ci unisce una consonanza programmatica e ci dividono alcune scelte. Non avrei mai fatto un accordo di governo con i 5s», ha detto per esempio Calenda a Repubblica, criticando la decisione di Renzi di entrare in maggioranza con il M5s per sostenere il secondo governo di Giuseppe Conte, fra 2019 e 2021.