Lockdown, obblighi vaccinali surrettizi, effetti avversi minimizzati: in tutto il mondo la gestione della pandemia ha lasciato i suoi strascichi. Ma mentre in Italia tutto continua ad essere avvolto da una cappa, negli Usa è partita una grande operazione verità. Sugli effetti collaterali dei vaccini i Centers for disease control and prevention (Cdc), trascinati in tribunale dagli attivisti dell’Informed consent action network (Ican), hanno tirato fuori tutti i numeri aggiornati, tratti dal sistema V-safe, che raccoglie le segnalazioni spontanee post iniezione. E anche sulle bugie che ci sono state raccontate per farci digerire provvedimenti discriminatori e obblighi vaccinali dagli Stati Uniti provengono spunti utili.
In questi giorni, è stata diffusa una mail risalente all’agosto 2021, in cui Anna Hartge, membro del ministero dell’Istruzione, discute con alcuni esponenti dell’amministrazione democratica della Pennsylvania. Dalla conversazione, si evince che la Casa Bianca aveva fatto leva sul divieto di svolgere sport e attività extracurriculari nelle scuole per costringere i ragazzini a vaccinarsi. È lo stesso errore che è stato perpetrato in Italia. Dove, però, la versione ufficiale rimane quella fornita da Mario Draghi: «Il Green pass è la garanzia di trovarsi tra persone che non sono contagiose».
La panoramica sulle segnalazioni post vaccino riguarda il periodo compreso tra il 14 dicembre 2020 e il 31 luglio 2022. Su poco più di 10 milioni di utenti, circa 783.000, in seguito all’inoculazione, hanno avuto bisogno di cure mediche, sono finiti in pronto soccorso o sono stati ricoverati. Un milione e 300.000 vaccinati non hanno potuto recarsi a lavoro o a scuola, mentre un milione e 200.000 sono stati impossibilitati a svolgere attività quotidiane. In totale, si sono verificati quasi 71 milioni di sintomi, di cui 4,2 milioni severi. Nella casistica sono inclusi anche 13.000 bambini al di sotto dei 2 anni, a carico dei quali sono stati registrati oltre 33.000 sintomi. Una cifra notevole, se si considera che l’ok alle vaccinazioni per bimbi tra 6 mesi e 5 anni, negli Usa, è arrivato solo nell’ultima decade di giugno. Le rilevazioni riguardano disturbi seguiti alle punture anti-Covid, ma non per forza correlati a esse. Per stabilire un nesso di causalità, sono necessarie indagini cliniche.
Le informazioni che stanno circolando in America appaiono molto diverse, rispetto a quelle del Vecchio continente e del nostro Paese. L’Ema, l’Agenzia europea del farmaco, nei giorni scorsi ha comunicato i riscontri, aggiornati a settembre, sulle reazioni avverse ai vaccini. Si tratta di 1,5 milioni di eventi sospetti, a fronte di 912 milioni di dosi somministrate. Com’è possibile che, nell’Ue, si riscontrino 164 effetti collaterali ogni 100.000 iniezioni e, negli Usa, 7.830 ogni 100.000 vaccinati?
In Italia la sottostima delle reazioni avverse è una costante. Sarà che, a queste latitudini, la farmacovigilanza, per lo più passiva e gravata da fardelli burocratici, scoraggia le segnalazioni. E che, essendo l’accesso al V-safe possibile già tramite smartphone, negli Stati Uniti esiste un incentivo a comunicare eventuali disturbi sospetti. Nel mese di settembre, per il farmaco di Pfizer, il grafico dell’Aifa riporta quattro segnalazioni per 100.000 somministrazioni e, addirittura, zero per quello di Moderna. Da ricordare, inoltre, che i report sulla sorveglianza sono fermi allo scorso 26 giugno. Capire cosa è accaduto e cosa ci sta impedendo di indagare sugli effetti collaterali dei vaccini dovrebbe essere compito di una seria commissione d’inchiesta.