Uno studio rivela che il tasso di letalità del Covid tra under 40 non vaccinati è dieci volte inferiore a quanto stimato. Alto è invece il rischio di miocarditi post vaccino tra i giovani: in un caso ogni 1.900 seconde dosi di vaccino, un maschio tra i 18 e i 24 anni riferisce miocardite dopo il booster; le occorrenze di infiammazione cardiaca, tra 18 e 39 anni, diventano una ogni 6.800 somministrazioni. Persino l’amministratore delegato di Moderna ammette che un venticinquenne sano non ha bisogno di sottoporsi al richiamo anti-Covid.
Lo studio siglato da John Ioannidis, insieme ad altri quattro colleghi, incluso Angelo Maria Pezzullo della Cattolica di Roma, ha spulciato 40 indagini di sieroprevalenza, relative a 38 Paesi e 29 stringhe di dati su infezioni da coronavirus e decessi, stratificati per categorie anagrafiche. Scoprendo che, prima dell’arrivo dei vaccini a mRna, nei bambini e nei giovani, il tasso di letalità del Sars-Cov-2 era fino a dieci volte più basso di quello calcolato ufficialmente; negli adulti tra 40 e 69 anni, da tre a sei volte minore.
La spiegazione di tale discrepanza fornita dal paper, ancora da sottoporre a revisione paritaria, è che le analisi fin qui elaborate fossero condizionate da campioni troppo limitati, o dall’utilizzo di «moltiplicatori» pensati per correggere potenziali sottostime delle morti. Considerazioni a parte le merita l’Italia, con i suoi valori anomali rispetto alla media degli altri Paesi: secondo Ioannidis e colleghi, «l’obbligo di isolamento in seguito a un test positivo» potrebbe aver «scoraggiato la partecipazione» alle rilevazioni di chi sospettava di aver contratto il Covid, contribuendo così a gonfiare il calcolo sulla letalità.
Eppure, è proprio in virtù di bollettini e ragionamenti sui tassi di rischio relativo che sono stati legittimati obbligo vaccinale e Green pass. A far luce sul passato ci penserà una commissione parlamentare d’inchiesta. Ma per il futuro è bene che il nuovo governo Meloni valuti bene vantaggi e svantaggi delle iniezioni a seconda delle fasce d’età, anche alla luce dei nuovi dati sulla reale pericolosità del virus. Non bisogna dimenticare che, accanto ai benefici da ridimensionare, ci sono gli effetti collaterali da soppesare in modo finalmente onesto. Di recente, sulla sua pagina Twitter, la ricercatrice americana Tracy Høeg ha rimesso in fila gli studi principali sui problemi cardiaci legati ai farmaci a mRna. Un paper di aprile 2022, uscito su Pharmacoepidemiology & drug safety, registrava 95,4 casi di miopericardite ogni milione di seconde dosi, nei ragazzi tra 12 e 39 anni. Tra 18 e 24 anni, il rischio si attesta addirittura a un caso ogni 1.900 seconde dosi. Un saggio pubblicato a giugno sull’American journal of cardiology rilevava una miocardite ogni 6.800 dosi nei maschi tra 18 e 39 anni. E sul Journal of the american medical association, un’analisi condotta in Scandinavia aveva rivelato un pericolo di miocardite postvaccino 28 volte superiore a quello po#t Covid, nei giovani uomini tra 16 e 24 anni, dovuto al mix tra Pfizer e Moderna.
Perfino Stéphane Bancel, ceo di Moderna, ha ammesso l’inutilità di continui richiami: «Se sei un venticinquenne, hai bisogno di un richiamo annuale se sei sano?». Fino alla scorsa primavera, i venticinquenni, i diciottenni, i quindicenni, i dodicenni in perfetta salute venivano ricattati, minacciati di essere privati di scuola, università, sport e divertimento, se avessero rifiutato la vaccinazione.