Potremmo presto avere, forse, un nuovo vaccino contro il virus respiratorio sinciziale (Rsv), una delle principali cause di ospedalizzazione per neonati e bambini piccoli, ai quali può causare infezione acuta delle basse vie respiratorie e lo sviluppo di bronchiolite o polmonite. Pfizer sta già testando il proprio vaccino sugli over 60 e le donne in gravidanza, con l’obiettivo soprattutto di immunizzare i nascituri. Una buona notizia. Accompagnata, però, da non poche polemiche.
Se c’è una cosa che la pandemia ci ha insegnato è che il business dei vaccini ha potenzialità quasi illimitate e così la corsa all’inoculazione prosegue: Pfizer ha annunciato i primi risultati della sperimentazione di un vaccino contro il Rsv, cominciata a giugno 2020 e che ha coinvolto oltre 7mila donne in gravidanza appartenenti a 18 paesi diversi. Stando a quanto dichiara la casa farmaceutica, il candidato vaccino avrebbe dimostrato un’efficacia dell’81,8% nel prevenire i casi gravi di Rsv nei primi 90 giorni di vita dei neonati e del 69,4% se si allunga il periodo di osservazione ai primi 6 mesi di vita. Inoltre sembrerebbe essere ben tollerato sia dalle future madri che dai loro neonati.
L’infezione da Rsv è relativamente frequente in ogni fascia di età, ma mentre negli adulti sani si risolve spesso con un semplice raffreddore, può rivelarsi particolarmente pericolosa per i bambini, specialmente durante il primo anno di vita: ogni anno questo virus causa globalmente oltre 118mila decessi in età pediatrica. Il Rsv, inoltre, è sempre più riconosciuto come un importante agente patogeno per i pazienti più fragili, come anziani di età superiore ai 65 anni o persone che soffrono di altre patologie.
Un vaccino potrebbe dunque essere prezioso, ma l’annuncio di Pfizer ha sollevato più di un interrogativo. Subito dopo l’annuncio del numero uno Pfizer, Albert Bourla, infatti, si sono scatenate feroci accuse contro la casa farmaceutica. Il motivo? Semplice, l’infezione sinciziale per la quale si sta preparando un vaccino è tra i sintomi sospetti della profilassi anti-Covid. Di fatto potremmo trovarci di fronte a un vaccino che cura gli effetti del vaccino. Un business tutto sulla pelle dei pazienti.