È stata una vera e propria caccia alle streghe. Si poteva pubblicare ma poi si veniva censurati e, a volte, oscurati, se non addirittura sospesi dai social. Prosegue la pubblicazione di nuovi capitoli dei Twitter Files, la serie di documenti interni che prova senza ombra di dubbio come i social, e in particolare Twitter, si siano piegati alle volontà dei governi e dei servizi segreti.
In questo nuovo capitolo emerge come Twitter abbia manipolato il dibattito sul Covid, censurando informazioni vere ma scomode per il governo statunitense, screditando medici e altri esperti in disaccordo rispetto alla narrazione dominante e oscurando tutti gli utenti che condividevano informazioni bollate come fake news. I documenti interni messi a disposizione da Elon Musk confermano come Twitter si sia prestata a servire da sussidiaria per la censura anche sul Covid, dando risalto o sopprimendo contenuti su indicazione di agenzie governative.
Dopo Matt Taibbi, Bari Weiss, Michael Shellenberger e altri, stavolta è il turno di David Zweig, giornalista e autore che ha passato gli ultimi tre anni a occuparsi di Covid, in particolare criticando la copertura “a senso unico” di alcuni aspetti della pandemia nei media mainstream. Nei post Zweig racconta come il governo degli Stati Uniti, sia l’amministrazione Trump che poi il successore Biden, abbiano fatto pressione su Twitter e sulle altre piattaforme social per dare spazio a contenuti, oscurandone altri.
In particolare, riporta Zweig, proprio nei primi mesi della pandemia, l’amministrazione Trump era preoccupata dal panico crescente che spingeva le persone a riversarsi nei supermercati per acquistare beni di prima necessità: le immagini della corsa folle ad acquistare carta igienica hanno fatto il giro del mondo. La Casa Bianca, dunque, invitò non solo Twitter, ma anche Facebook, Google e Microsoft a partecipare a una tavola rotonda il cui focus era “combattere la disinformazione”.
Joe Biden non è stato da meno, e una volta insediatosi alla Casa Bianca, il primo incontro avvenuto con i rappresentanti di Twitter verteva sulla “disinformazione Covid”, con particolare riferimento ai profili anti-vaccinisti come quello del giornalista Alex Berenson che è stato prima sospeso per poi essere del tutto chiuso. A luglio 2021 il presidente affermava che i social stavano «uccidendo le persone permettendo a teorie contrarie al vaccino di circolare liberamente». Da altre email emerge come il Governo fosse inoltre abbastanza irritato dalla poca efficienza di Twitter, che non oscurava, bannava e ostracizzava abbastanza profili ritenuti scomodi.
Il processo non era così semplice però, per tre motivi, come ricostruisce Zweig. In primis, gran parte della moderazione dei contenuti è stata condotta da bot, altamente intelligenti ma non adatti a un lavoro così raffinato. In secondo luogo, la moderazione era affidata anche ad appaltatori esterni che non avevano strumenti adeguati per giudicare tweet su argomenti complessi, come le miocarditi. Terzo, i dirigenti più alti in grado di Twitter sceglievano gli input per i bot e nei casi più importanti erano loro stessi a decidere sulle sospensioni. Così contenuti non allineati ma pienamente legittimi venivano etichettati come “disinformazione” e oscurati.