Una delle domande a cui è difficile dare una risposta è: cosa faremo delle milioni di dosi in eccesso di vaccini anti-Covid, acquistate dalla Commissione europea per conto degli Stati membri? Ed è proprio per cercare di avere una risposta che la Commissione europea ha incontrato i vertici dell’azienda farmaceutica Pfizer-BioNTech per rinegoziare il contratto di fornitura dei vaccini contro il coronavirus. Soprattutto dopo i malumori evidenziati da alcuni Paesi, come la Polonia che aveva inviato una lettera a Pfizer mettendo in evidenza la necessità di alleggerire “l’onere finanziario” ed evitare lo spreco di migliaia di dosi di vaccino.
Il contratto in questione era stato stipulato nel maggio del 2021 e prevedeva la consegna di 900 milioni di dosi di vaccino all’Unione Europea fino al 2023 e altre 900 milioni di dosi opzionali, per un costo massimo stimato in 35 miliardi di euro, a carico dei singoli Stati. Delle dosi iniziali, una prima metà è stata consegnata tra il 2021 e il 2022, mentre le restanti 450 milioni di dosi dovevano essere consegnate nel 2023. Dosi di cui gli Stati, appunto, non saprebbero cosa farsene.
Con la diminuzione generale dei contagi e la fine dell’emergenza dovuta alla pandemia, negli ultimi mesi diversi paesi, soprattutto dell’Europa centrale e orientale, avevano chiesto che si rinegoziasse il contratto, giudicato ormai eccessivo nei costi e nelle dosi da fornire.
Il nuovo accordo riguarda 450 milioni di dosi che devono essere ancora consegnate all’Unione Europea entro la fine dell’anno. La Commissione Europea non ha comunicato quanto saranno diminuite le forniture, né i termini economici dell’accordo: ha detto però che le dosi originariamente previste dal contratto saranno convertite in ordini facoltativi «dietro pagamento di una compensazione», di cui non ha specificato l’entità. Le dosi saranno, quindi, convertite in “ordini opzionali” che gli Stati membri potranno prendere in consegna entro 4 anni, cioè entro maggio del 2027. In caso di aumento dei casi, si legge nel comunicato, gli Stati potranno avere accesso a dosi aggiuntive fino al volume contrattuale originale e avere accesso continuato ai vaccini adattati alle nuove varianti.
Così come il contratto originario, trattato segretamente (peraltro via sms) dal Ceo della farmaceutica e la presidente della Commissione Europea Von Der Leyen, anche gli aspetti chiave di questo nuovo contratto restano gelosamente custoditi: dall’Ue non una parola sul numero delle dosi contrattate e soprattutto a che prezzo. Sul punto anzi, la Commissione è abbastanza decisa, tant’è che nella sezione “domande” scrive che il prezzo dei vaccini anti-Covid «è considerata un’informazione commerciale sensibile».
Come riporta Politico.eu, l’opzione di rivedere le forniture delle 450 milioni di dosi originali comporta il pagamento di un extra, cosa che quindi andrebbe ad aumentare il prezzo per dose. Secondo il Fatto Quotidiano, gli Stati membri dovranno pagare circa 10 euro per le dosi in eccesso che non saranno neanche consegnate, invece dei 19,50 precedentemente pattuiti, «consentendo così un risparmio sui costi di conservazione». Soldi che dunque vanno ad ingrassare le casse della casa farmaceutica, a scapito della sanità pubblica.