Bari al centro della polemica politica italiana. Prima l’eventualità di uno scioglimento del Comune per presunte infiltrazioni mafiose, sollevata direttamente dal governo. Poi, un’altra inchiesta giudiziaria sul voto di scambio, che ha coinvolto amministratori locali del centrosinistra. E lo scontro deflagra nel campo largo che aveva trovato con fatica un accordo per le primarie sul successore di Decaro. Primarie dalle quali, però, Giuseppe Conte ha deciso di non partecipare: «per il Movimento 5 Stelle non ci sono le condizioni per svolgere serenamente le primarie».
Le primarie del centrosinistra si dovevano svolgere il 7 aprile: i candidati erano Michele Laforgia, avvocato sostenuto da M5s, Italia Viva e Sinistra Italiana; e Vito Leccese, attuale capo di gabinetto del sindaco di Bari Antonio Decaro sostenuto da Pd, Azione ed Europa Verde. Conte ha confermato che il M5s continuerà a sostenere la candidatura a sindaco di Laforgia, mentre sembra che il Pd sia intenzionato a sostenere Leccese: a meno che non trovino un accordo all’ultimo minuto, i due partiti appoggeranno quindi candidati diversi alle elezioni di giugno.
L’inchiesta della procura di Bari ha portato alle dimissioni dell’assessore ai Trasporti della regione Puglia, Anita Maurodinoia del Partito Democratico, accusata di voto di scambio. Maurodinoia è stata messa agli arresti domiciliari, e sono state ordinate misure cautelari per altre nove persone tra cui Sandro Cataldo, marito di Maurodinoia e referente del movimento politico “Sud al Centro”, e Antonio Donatelli, sindaco del comune di Triggiano in provincia di Bari. Le persone indagate nell’inchiesta sono accusate di aver creato un sistema per la compravendita di voti alle elezioni regionali della Puglia nel 2020, alle comunali di Grumo Appula (Bari) del 2020 e alle comunali di Triggiano del 2021.
Le indagini erano partite nell’ottobre del 2021, a seguito del ritrovamento a Bari di fotocopie di documenti d’identità, codici fiscali e manifesti elettorali in alcuni cassonetti dell’immondizia. Secondo la procura, i voti sarebbero stati acquistati a 50 euro l’uno: tra gli indizi raccolti dalle autorità ci sono alcuni fogli con i nomi e le generalità degli elettori a cui sarebbe stato corrisposto il compenso. Oltre al denaro sarebbero stati promessi anche posti di lavoro e ricompense di vario genere.
L’inchiesta sul voto di scambio che coinvolge Maurodinoia segue altre due indagini sul presunto voto di scambio che, nei mesi precedenti hanno portato agli arresti di due ex consigliere comunali di Bari, con l’ombra anche di infiltrazioni mafiose, tanto che a Bari è al lavoro da giorni la commissione di accesso inviata dal Viminale che valuterà se ci siano infiltrazioni mafiose nell’amministrazione e deciderà se sciogliere il Comune. Il caso Bari è anche all’attenzione della commissione parlamentare antimafia che nei prossimi giorni sentirà anche il governatore pugliese, Michele Emiliano e il sindaco Antonio Decaro.