Il decreto sulle liste d’attesa è legge. Presentato dal ministro della Salute Orazio Schillaci, il decreto mira a ridurre i tempi di attesa per visite e prestazioni sanitarie. Il testo varato a inizio giugno dal Cdm, è stato approvato dalla Camera dei Deputati con 171 voti favorevoli e 122 contrari, nella stessa versione del Senato, che aveva apportato alcune modifiche, in particolare quella che riscrive le misure sui controlli e le sanzioni contro gli abusi e le inefficienze nella gestione delle liste che tornano in capo alle Regioni, mentre il ministero della Salute potrà intervenire con poteri sostitutivi in caso di ritardi e inadempienze regionali.
Tra le principali novità introdotte c’è la creazione di una Piattaforma nazionale per il monitoraggio delle liste d’attesa, gestita dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas). La piattaforma Agenas dovrebbe facilitare l’accesso ai servizi sanitari per i cittadini, supportare il personale medico e le strutture sanitarie nella gestione delle prenotazioni e migliorare il monitoraggio delle liste di attesa a livello nazionale. Un’altra novità è l’istituzione del Centro unico di prenotazione (Cup) a livello regionale o infraregionale. Questo sistema centralizzato gestirà le prenotazioni sia per gli erogatori pubblici che per i privati convenzionati, consentendo ai pazienti di prenotare, confermare o cancellare gli appuntamenti anche da remoto. Il Cup si occuperà di una vasta gamma di servizi, dalle prestazioni urgenti all’assistenza consultoriale, dai progetti di screening alla gestione della cronicità.
Inoltre, il decreto introduce la cosiddetta norma “salta fila”, che mira a ridurre i ritardi aumentando la disponibilità di ambulatori e laboratori, estendendo gli orari di servizio e ricorrendo a strutture private per accelerare l’erogazione delle prestazioni. Se le prestazioni non vengono erogate nei tempi previsti dalle classi di priorità, le aziende sanitarie garantiscono al cittadino la prestazione in intramoenia o attraverso il privato accreditato. Il cittadino pagherà solo il ticket se già dovuto. Visite ed esami potranno essere erogati anche il sabato e la domenica, prolungando la fascia oraria. Per evitare abusi dell’attività in intramoenia le ore di attività libero professionale dei medici non dovranno eccedere quelle dell’attività ordinaria. Per responsabilizzare i pazienti e ottimizzare l’uso delle risorse, chi non si presenta a una visita prenotata senza preavviso dovrà pagare un ticket, incentivando così la cancellazione tempestiva e liberando slot per altri pazienti.
Per quanto riguarda il personale sanitario, il decreto modifica il tetto di spesa per le assunzioni. Per il 2024, il limite viene incrementato al 15% del Fondo sanitario regionale, mentre dal 2025 verrà completamente abolito. Questa misura serve a facilitare l’assunzione di nuovo personale per far fronte alla crescente domanda di prestazioni. Inoltre, per compensare l’aumento del carico di lavoro e incentivare la riduzione delle liste d’attesa, il decreto introduce una tassazione agevolata sugli straordinari per i medici ospedalieri, con una flat tax al 15%.
Un emendamento approvato in commissione Sanità del Senato riscrive l’articolo 2 sui controlli nella gestione delle liste d’attesa da parte delle Asl. Il ministero della Salute non potrà infatti più intervenire direttamente sanzionando gli ospedali che fanno aspettare troppo i cittadini per ricevere le cure, i controlli sulla corretta gestione delle liste d’attesa resteranno infatti in capo alle Regioni – in particolare ai «Ruas», i nuovi responsabili unici regionale dell’assistenza sanitaria – e solo in caso di ritardi e gravi inadempienze potranno scattare i poteri sostitutivi di Roma. Con il nuovo Organismo di vigilanza da istituire al ministero che non potrà più svolgere funzioni di polizia amministrativa e giudiziaria.