Lunedì 13 settembre in molte regioni italiane riapriranno le scuole di ogni ordine e grado, e tutte le lezioni saranno in presenza. Virus permettendo. Il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, ha spiegato che per la ripresa in sicurezza della scuola ha investito circa 2 miliardi; assunto tutti gli insegnanti il prima possibile; previsto una serie di regole, dal distanziamento alla mascherina. Al suono della prima campanella si potrà fare un primo bilancio. Intanto, avvicinandosi a quella data, diversi restano ancora i nodi sul tavolo: il sovraffollamento delle classi, le capienze sui mezzi di trasporto, i test e il tracciamento per gli studenti.
Tutti temi che esistono da un anno, da quando cioè ricominciò il primo anno scolastico parzialmente in presenza in tempi di pandemia, con tante, ancora troppe, incertezze sulle misure per garantire la sicurezza all’interno delle aule. Qualcosa è cambiato, però: dal 1° settembre è obbligatorio il Green pass per il personale scolastico. In assenza scatterà la sospensione del rapporto di lavoro e dello stipendio dopo cinque giorni di assenza ingiustificata. I controlli verranno eseguiti dai collaboratori scolastici ogni mattina verificando i certificati uno a uno, come già avviene nei ristoranti, fino a quando non sarà disponibile una nuova piattaforma a cui sta lavorando il ministero dell’Istruzione.
Intanto, ricorre come ogni inizio di anno scolastico, il tema delle classi pollaio. La norma attuale prevede classi fra i 15 e i 27 alunni. Quelle in sovranumero, ha ricordato Bianchi, sono il 2.9% del totale concentrato in particolari situazioni ovvero istituti tecnici e professionali delle grandi periferie urbane. Su queste classi occorrerà agire, con risorse mirate. Il punto è che, a regole sanitarie invariate, se non ci sono spazi nuovi, sarà difficile ridurre il numero di studenti per classe.
Per quanto riguarda i trasporti, la cui capienza è dell’80%, restano in molti territori grandi problemi. Gli istituti, in sostanza, non hanno ricevuto ancora conferme sugli orari d’ingresso, in base ai quali formulare il piano didattico: con tutta probabilità, parte degli studenti entrerà alle 8, circa il 60%, mentre il 40% alle 9.40 e non più alle 10 come lo scorso anno. Essenzialmente per andare incontro ai ragazzi degli istituti tecnici e professionali, il cui monte ore settimanale è maggiore rispetto al liceo.
Un altro nodo è il tracciamento, lo scorso anno completamente saltato, con l’impossibilità da parte delle Asl di dialogare proficuamente con le scuole. Una proposta interessante è il piano per uno screening sulla popolazione scolastica di elementari e medie: verranno sottoposti a tamponi rapidi salivari 54mila studenti ogni 15 giorni appartenenti a 1-3 istituti sentinella per ognuna delle 107 province italiane. Il ministro dell’Istruzione Bianchi ha detto che i test salivali potrebbero essere estesi oltre le “scuole sentinella”, ricordando come la materia sia in capo al commissario Figliuolo.
Inoltre, in questi ultimi giorni si è molto discusso sulla questione dell’eliminazione delle mascherine nel caso di classi completamente vaccinate. Il ministero sta ragionando su apposite linee guida per accompagnare i presidi nella gestione di queste situazioni. Da segnalare come il consigliere del ministro della Salute, Walter Ricciardi, ha detto che la mascherina a scuola andrà tenuta ancora, «perché anche i vaccinati, in misura molto minore e senza conseguenze gravi, possono comunque trasmettere l’infezione».