In appena dieci giorni di presidenza di turno del Consiglio europeo, Viktor Orbán scuote l’Ue. Quella Missione di pace 3.0, come lui stesso l’ha definita, fa crescere i malumori. Venti paesi dell’Unione Europea accusano il premier ungherese di condotta sleale. «Orban è andato contro le conclusioni del Consiglio europeo» è l’osservazione mossa al politico divenuto simbolo dei sovranisti. E già si pensa di concludere in anticipo la presidenza ungherese, o comunque di sanzionare in qualche modo il comportamento di Orbán: ma non esistono modi semplici per farlo, e al momento diversi paesi stanno cercando di contenere la presidenza ungherese in modo più informale.
Al centro delle polemiche le «missioni di pace» in Russia, Ucraina e Cina. Orbán si sarebbe mosso in totale autonomia, senza consultare gli altri leader europei come si fa di solito in questi casi. Questo suo comportamento, insieme ad alcune dichiarazioni di intenti fatte ancora prima di insediarsi, hanno fatto preoccupare realmente molti stati membri sulle possibili conseguenze della gestione di un incarico così importante da parte di un governo con posizioni razziste, omofobe, illiberali e filorusse.
Da più di un anno in Europa si parlava con preoccupazione dell’arrivo del turno dell’Ungheria e si era anche già discusso della possibilità di far saltare il turno di Orbán per via delle sue politiche autoritarie, giudicate incompatibili con i valori fondamentali dell’Unione. Alla fine si era però deciso di non procedere, anche in parte perché l’Ungheria ricoprirà questa posizione in un momento molto particolare per l’Unione: in queste settimane le istituzioni europee sono principalmente concentrate sul rinnovo delle posizioni più importanti a seguito delle elezioni europee, nell’ambito di un processo che durerà almeno fino a novembre, quando si insedierà la nuova Commissione Europea. Anche il Parlamento Europeo, dopo una prima sessione plenaria che avverrà fra qualche giorno, si prenderà una lunga pausa estiva, e quando i lavori ricominceranno davvero in autunno il turno dell’Ungheria alla presidenza sarà quasi finito.
Tuttavia il comportamento di Orbán negli ultimi giorni, specie la sua decisione di incontrare Putin dopo più di due anni dall’ultima volta che un leader europeo aveva incontrato di persona il presidente russo, ha portato molti importanti rappresentanti dell’Unione a distanziarsi pubblicamente dalle sue azioni. Josep Borrell, l’Alto rappresentante dell’Unione Europea per gli Affari esteri, ha detto che la visita di Orbán si inserisce esclusivamente nel quadro delle relazioni bilaterali fra Russia e Ungheria. Charles Michel, il presidente del Consiglio Europeo (l’organo nel quale si riuniscono i capi di stato e di governo dei 27 paesi membri), ha scritto su X che il paese che detiene la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione Europea non ha alcun mandato per trattare con la Russia in nome dell’Unione Europea. Hanno fatto lo stesso la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e diversi capi di stato e di governo dei paesi membri, fra cui il cancelliere tedesco Olaf Scholz e la prima ministra estone Kaja Kallas, che diventerà presto Alta rappresentante dell’Unione Europea per gli Affari esteri.
I leader non si sono limitati a fare dichiarazioni, ma stanno anche cercando di limitare con metodi non ufficiali il potere e l’influenza di Orbán: molti paesi abbiano deciso di non inviare i loro rappresentanti più importanti alle riunioni informali del Consiglio dell’Ue che si tengono a Budapest, in Ungheria, e non a Bruxelles. Martedì solo sette paesi (più l’Ungheria) hanno inviato i loro ministri dell’Industria alla prima riunione del Consiglio sui dazi sui veicoli elettrici cinesi. Anche il Parlamento Europeo ha adottato una tattica simile quando Orbán ha chiesto di presentare il suo programma per la presidenza del Consiglio dell’Ue durante la prima sessione plenaria del parlamento, che avverrà fra il 16 e il 19 luglio. Al primo ministro ungherese è stato risposto, secondo quanto scritto da Euronews, che non c’era spazio per un suo intervento nel calendario della sessione plenaria.
Alcuni paesi stanno continuando a sostenere che l’Unione dovrebbe prendere dei provvedimenti più seri contro Orbán. I trattati europei prevedono la possibilità di concludere in anticipo la presidenza del Consiglio a un paese attraverso un voto favorevole di almeno quattro quinti dei membri del Consiglio dell’Ue, ma raccogliere un consenso così ampio è al momento molto difficile. Non solo diversi paesi europei, fra cui l’Italia, sono guidati da governi di destra ed estrema destra che hanno buoni rapporti con Orbán, ma anche alcuni stati membri con governi più moderati potrebbero non sostenere la proposta per timore di creare un precedente.