«La via maestra è quella delle elezioni, ma se volete andare avanti noi ci siamo: tagliamo i parlamentari e poi andiamo a votare. Se poi uno volesse metterci una manovra economica coraggiosa, ci siamo. Se, invece, volete governare con Renzi, Boschi e Lotti, auguri e auguri agli italiani». Matteo Salvini, irritato per gli attacchi ricevuti da Conte, parla dal suo scranno di senatore nell’emiciclio del Senato, e rilancia: «Rifarei tutto. Sono qua con la grande forza di essere un uomo libero, quindi vuol dire che non ho paura del giudizio degli italiani, in questa aula ci sono donne e uomini liberi e donne e uomini un po’ meno liberi. Chi ha paura del giudizio del popolo italiano non è una donna o un uomo libero». Poi ironizza sulla scelta «irresponsabile» di aver avviato la crisi di governo all’inizio delle ferie estive del Parlamento. «La critica più surreale è stata: non si fanno le crisi ad agosto, che i parlamentari non lavorano… Facciamo i ministri un mese sì, un mese no?».
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Parlando dei tempi della crisi il leader della Lega assicura la sua disponibilità a votare «anche a settembre, non veniteci a parlare di aumento Iva, di spread, di esercizio provvisorio, di recessione». La Lega, annuncia poi «è pronta a sostenere una manovra economica se ha almeno 50 miliardi a bilancio per ridurre le tasse a famiglie, lavoratori e imprenditori italiani, almeno, stando sotto a quello che farà la Francia». Poi racconta l«’Italia che abbiamo in testa e nel cuore, che non cresce dello zero virgola, che ha una giustizia quella vera, dove ci sono 60 milioni di presunti innocenti fino a prova contraria»
«La libertà non consiste nell’avere il padrone giusto, ma nel non avere nessun padrone» dice Salvini, citando Cicerone. «Non voglio una Italia schiava di nessuno, non voglio catene, non la catena lunga. Siamo il Paese più bello e potenzialmente più ricco del mondo e sono stufo che ogni decisione debba dipendere dalla firma di qualche funzionario europeo, siamo o non siamo liberi?». Nel passaggio finale, Salvini rilancia al M5S la proposta di votare il taglio dei parlamentari e poi andare al voto: «Se c’è voglia di costruire, di terminare un percorso virtuoso» con il taglio dei parlamentari e lo stop all’aumento delle tasse, «e poi andiamo al voto, noi ci siamo», «se volete ultimare il percorso di riforme noi ci siamo».
Dopo Conte e Salvini, la parola passa all’ex premier e senatore dem Matteo Renzi. «Lei oggi presidente del Consiglio si dimette ed il governo che lei ha definito populista ha fallito e tutta l’Ue ci dice che l’esperimento populista funziona in campagna elettorale ma meno bene quando si tratta di governare», afferma. «Non si è mai votato in autunno, c’è da evitare l’aumento dell’Iva e serve un governo – spiega poi rivolgendosi ai banchi del Governo – non perché noi ci vogliamo tornare ma perché l’aumento dell’Iva porta crisi dei consumi non è un colpo di Stato cambiare il governo ma un colpo di sole aprire la crisi ora ora, questo è il Parlamento non il Papeete».
Nel mirino di Renzi c’è sempre Matteo Salvini, che «ha fatto un governo col 17% e non col 51%» dei consensi, e «questo governo ha fallito» anche per «responsabilità» del vicepremier leghista. In ogni caso, dice Renzi, «che vinca o che perda, Salvini chiarisca la questione russa, quereli Savoini, perché è inaccettabile che permanga il dubbio sulla presunta tangente più grande della storia della Repubblica». Poi Renzi ha affrontato uno dei temi caldi della politica di Salvini: «In questo Paese si è creato un clima d’odio: come fate a non essere sorpresi quando un ragazzo nero non può entrare in uno stabilimento del Nord Est? Queste sono scene che andavano bene nell’Alabama degli anni CInquanta e questo clima non l’abbiamo creato noi». E ancora: o rispetto la sua fede religiosa che condivido anche se con accenti diversi e allora legga il Vangelo, ovviamente secondo Matteo, quando dice ‘avevo freddo e mi avete accolto, avevo fame e mi avete dato da mangiare’. Se crede in quei valori faccia sbarcare quelle persone che sono ferme, ancora adesso, ostaggio di una politica vergognosa».