Dopo tante battaglie, finalmente i docenti che non hanno aderito alla campagna vaccinale dal primo settembre potranno tornare ad insegnare. Una nota del ministero dell’Istruzione inviata venerdì 19 agosto a tutte le scuole stabilisce che docenti, bidelli e amministrativi potranno ripresentarsi al lavoro pur senza essersi sottoposti all’obbligo vaccinale. Il documento dichiara esaurite alla data del prossimo 31 agosto le disposizioni emergenziali che avevano regolato l’attività didattica sino allo scorso anno scolastico. Vale a dire quelle che contenevano la misura più importante della vaccinazione «come requisito essenziale — si legge nel documento — per lo svolgimento delle attività didattiche a contatto con gli alunni da parte dei soggetti obbligati».
Sarà che Roberto Speranza e Patrizio Bianchi si sentono già fuori dai rispettivi ministeri. Fatto sta che hanno appena rinunciato a uno dei capisaldi dell’emergenza sanitaria: l’obbligo vaccinale per docenti e personale Ata. Da settembre cessa l’apartheid vaccinale per gli insegnati italiani, che per aver rifiutato un farmaco, sono stati privati del lavoro, sospesi dallo stipendio, poi reintegrati in mansioni degradanti, nonché umiliati pubblicamente e incolpati di contagi, ricoveri e decessi: «I problemi che abbiamo – dichiarò Mario Draghi lo scorso gennaio- dipendono dal fatto che ci sono dei non vaccinati». Eppure, era arcinoto che la vaccinazione non poteva ridurre la circolazione del virus, specialmente dopo la comparsa della variante Omicron.
Non è detto però che non si possa fare marcia indietro: la circolare precisa infatti che il ministero della Salute, «di concerto» con le altre autorità, e presumibilmente in caso di recrudescenza dei contagi, «può adottare e aggiornare linee guida e protocolli volti a regolare lo svolgimento in sicurezza dei servizi e delle attività economiche, produttive e sociali». Come dire: si riservano la facoltà di ripristinare il culto del Green pass rafforzato per lavorare, con un colpo di mano subito prima del voto.
Adesso sarebbe il caso di far ritornare in corsia anche medici e infermieri no vaccinati e dare respiro alle strutture sanitarie. I preparati a mRna non prevengono il contagio e la diffusione del Sars-Cov-2, pertanto, un sanitario non vaccinato ha pressoché le stesse probabilità di uno vaccinato di beccarsi il Covid e di trasmetterlo. È ora di ammettere che la profilassi tramite inoculazione è fallita e agire di conseguenza. Ancor più che gli ospedali sono entrati in sofferenza per la carenza di personale, aggravata dall’allontanamento dei medici non vaccinati. Riportarli in corsia darebbe anche un po’ di respiro a chi è rimasto a lavorare in condizioni insostenibili e permetterebbe di offrire ai pazienti un servizio più adeguato ai loro diritti inalienabili.