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Si stima che circa il 70% delle persone allergiche ai pollini degli alberi presenti allergie crociate ad alimenti le cui proteine sono molto simili tra di loro. Il nostro sistema immunitario non è in grado di distinguerle, perché le proteine presenti in questi allergeni possono avere una struttura molecolare simile. In una intervista il dottor Francesco Papia, specialista in Allergologia e Immunologia clinica, membro eletto del Direttivo Regionale Sicilia dell’Associazione Allergologi Immunologi Territoriali e Ospedalieri (AAIITO) e specialista ambulatoriale presso ASP Palermo, ci spiega come riconoscere i sintomi, quali sono i rischi più comuni e quali strategie adottare per gestire al meglio queste allergie.
Cosa si intende per allergie crociate?
Le allergie crociate si verificano quando il sistema immunitario, già sensibilizzato a una specifica sostanza (un allergene), reagisce in modo simile a un’altra sostanza, solitamente appartenente a una diversa classe di allergeni. Questo accade perché le proteine presenti in questi allergeni possono avere una struttura molecolare simile, portando il sistema immunitario a confonderle e a reagire di conseguenza. Nel mondo vegetale ci sono alcune proteine, chiamate panallergeni, condivise tra pollini e frutta. Questo spiega perché, alcuni soggetti che soffrono di allergia al polline quando mangiano la frutta, possono avvertire prurito, formicolio e bruciore del cavo orale (Sindrome Orale Allergica).
Perché il polline rappresenta un così alto fattore di rischio?
Questo fenomeno di “reattività crociata” è particolarmente comune nelle persone allergiche al polline. Il polline rappresenta quindi un fattore di rischio per lo sviluppo di allergie alimentari, a causa della presenza di proteine in comune tra polline e le proteine di frutta e verdura. Si tratta della famiglia di proteine PR10 che in natura le piante utilizzano come difesa quando sono aggredite da infezioni o insetti, ma anche da condizioni climatiche avverse e dall’inquinamento. Sono proteine presenti in numerosi vegetali. L’esempio più conosciuto è quello del polline delle betulla che contiene la proteina Betv1 che si trova anche in molti tipi di frutta e verdura. Ma non solo, spesso anche chi è allergico agli acari della polvere soffre di reazioni allergiche nei confronti di alcuni alimenti.
Quali sono i sintomi principali delle allergie crociate?
I sintomi delle allergie crociate variano, ma generalmente includono prurito al palato,
gonfiore alle labbra, edema alla glottide. In generale si parla di Sindrome Orale Allergica, una situazione caratterizzata da irritazione del cavo orale. Meno spesso in chi è allergico al polline il consumo di alcuni alimenti vegetali può causare manifestazioni cutanee o disturbi respiratori (asma). Nei casi più gravi la reazione allergica può manifestarsi con uno shock anafilattico. Le prime manifestazioni si riscontrano dopo pochi minuti dal contatto. È importante non sottovalutare queste reazioni e consultare uno specialista.
Quali sono le allergie crociate più diffuse?
Le allergie crociate più diffuse si manifestano principalmente tra pollini e alcuni alimenti. Un esempio classico è la cross-reattività tra il polline della betulla e la mela, ma questa reazione può verificarsi anche con altri frutti. Gli alimenti responsabili della Sindrome Orale Allergica variano a seconda del tipo di allergia ai pollini. Chi è allergico al polline di betulla potrebbe reagire a frutta come albicocche, mele, pesche e pere, oltre a carote, pomodori, noci e arachidi. Per i soggetti allergici a pollini di artemisia o ambrosia, alimenti come anguria, melone, cetrioli, camomilla, semi di girasole e finocchio possono provocare reazioni. I pollini delle graminacee, invece, sono associati a reazioni con agrumi, pesche, albicocche, kiwi, melanzane e pomodori. Infine, chi è allergico al polline della parietaria potrebbe sviluppare sintomi mangiando basilico, melone, piselli e ciliegie.
Come si possono diagnosticare le allergie crociate?
La diagnosi si basa principalmente sulla storia clinica del paziente e sui test allergologici, come i test cutanei o le analisi del sangue per rilevare specifiche IgE. In alcuni casi, è necessario eseguire un test di provocazione alimentare controllato, in ambiente ospedaliero, per confermare la reazione. Riconoscere le allergie crociate è fondamentale per prevenire situazioni potenzialmente pericolose.
Esistono misure preventive per evitare le reazioni allergiche crociate?
La prevenzione inizia con l’identificazione degli alimenti a rischio. Una volta diagnosticata un’allergia crociata, il paziente dovrebbe evitare quegli alimenti durante i periodi di picco dell’allergia ai pollini, perché la sensibilità può aumentare. Le proteine che causano la Sindrome Orale Allergica sono estremamente labili e facilmente denaturabili con il calore. Pertanto, questi soggetti lamentano fastidio prevalentemente quando mangiano la frutta fresca, molto meno con frutta e verdura cotta. Anche sbucciare la frutta può aiutare a ridurre i sintomi in quanto la maggior parte degli allergeni si trovano proprio nella buccia. Le proteine allergizzanti, oltre che dal calore, sono distrutte dalla digestione gastrica e pertanto, non venendo assorbite, non danno sintomi sistemici.
Quali sono i trattamenti disponibili per gestire queste allergie?
Il consiglio migliore e più sicuro è quello di evitare gli alimenti che potrebbero scatenare una reazione orale allergica durante il periodo di pollinazione. Negli ultimi anni, tuttavia, è stata messa a punto una terapia di desensibilizzazione: l’immunoterapia specifica per il corrispettivo polline potrebbe ridurre anche i sintomi dell’allergia alimentare ad esso associata. Numerosi studi clinici indicano che effettuare una immunoterapia desensibilizzante allergene specifica può condurre ad un progressivo miglioramento dei sintomi, fino a poter permettere la reintroduzione degli alimenti nella dieta.