Continuano le proteste e le tensioni negli Stati Uniti, dove migliaia di persone sono scese in piazza in diverse città per manifestare tutta la loro rabbia per l’uccisione di George Floyd, l’afroamericano di 46 anni morto soffocato a Minneapolis dopo esser stato immobilizzato dall’agente di polizia Derek Chauvin, ora arrestato.
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Le proteste sono arrivate anche davanti alla Casa Bianca, dove centinaia di persone si sono radunate per chiedere giustizia per la vittima e denunciare la brutalità della polizia. Ma le più violente sono state a Minneapolis, la città dove è morto Floyd: nonostante l’arresto dell’agente Chauvin, accusato dell’omicidio dell’afroamericano, centinaia di persone sono scese in strada ignorando gli appelli della polizia e violando il coprifuoco imposto dalle autorità. I Manifestanti si sono scontrati con la polizia, hanno incendiato e vandalizzato diversi edifici.
A Los Angeles i manifestanti hanno bloccato a lungo un’autostrada; a New York ci sono state grosse proteste e scontri nel quartiere di Brooklyn; ad Atlanta, in Georgia, centinaia di persone hanno protestato davanti alla sede di Cnn. Ci sono state manifestazioni e scontri a Dallas (Texas); a Washington; a Portland (Oregon); a Boston (Massachusetts) e a Las Vegas (Nevada).
Ma è a Detroit, in Michigan, che si è pagato il prezzo più caro: un ragazzo di 19 anni è rimasto ucciso dai colpi d’arma da fuoco sparati da qualcuno all’interno di un suv in direzione della folla che stava manifestando. Si tratta della prima vittima delle proteste che in questi giorni stanno agitando gli Stati Uniti, con un’escalation di violenza.
Intanto, l’autopsia su George Floyd ha accertato che «non ci sono elementi fisici che supportano una diagnosi di asfissia traumatica o di strangolamento». Secondo il referto, riportato dai media americani, «gli effetti combinati dell’essere bloccato dalla polizia, delle sue patologie pregresse e di qualche potenziale sostanza intossicante nel suo corpo hanno probabilmente contribuito alla sua morte». Ma la famiglia di Floyd contesta questo esito e chiede che venga condotto un secondo esame, indipendente. Lo rende noto il suo avvocato, secondo il quale i familiari di Floyd non si fidano delle autorità di Minneapolis.