C’è un episodio della serie “Star Trek: Next Generation” nella quale l’ologramma di Stephen Hawking gioca a carte con Isaac Newton e Albert Einstein. Una scena che a guardarla oggi ci commuove. L’astrofisico Stephen Hawking si è spento, all’età di 76 anni, proprio nel giorno in cui ricorre il 139esimo anniversario della nascita di Albert Einstein. Una coincidenza, governata da chissà quale legge, che forse neanche due menti eccelse come le loro riuscirebbero a spiegare. Nato l’8 dicembre 1942 a Oxford, Stephen Hawking a ventuno anni scopre di essere affetto da sclerosi laterale amiotrofica, una malattia degenerativa invalidante che lo costrinse all’immobilità, ma che non gli impedisce di diventare uno dei più grandi scienziati a livello mondiale.
UN’ICONA MONDIALE. Una delle menti più brillanti mai esistite, ma anche un’icona pop impareggiabile. Familiare, in un modo o nell’altro, per tutti noi. «Lo svantaggio della mia celebrità è che non posso andare da nessuna parte senza essere riconosciuto. Non serve a nulla indossare occhiali da sole e una parrucca. La sedia a rotelle mi tradisce» ironizzava Hawking. È l’attitudine dei grandi, funziona così. Un super eroe dei nostri tempi che nonostante l’handicap fisico non si pose mai dei limiti. A Hawking si deve la teoria cosmologica sull’inizio senza confini dell’Universo e la termodinamica dei buchi neri, la cosiddetta “radiazione di Hawking”. Per 30 anni ha occupato la cattedra di matematica all’Università di Cambridge, la stessa cattedra tenuta da Isaac Newton. Di Stephen Hawking tutto il mondo ha sempre ammirato la sua forza e il suo fondamentale ottimismo verso la vita: «A parte la sfortuna di contrarre la mia grave malattia, sono stato fortunato sotto quasi ogni altro aspetto» ha affermato in diverse occasioni.
LE APPARIZIONI IN TV. Vincolato all’immobilità dagli anni Ottanta, comunicava grazie a un sintetizzatore vocale: la sua disabilità lo rendeva un perfetto personaggio da fantascienza. Dai primi anni Novanta inizia ad apparire in serie tv, film, cartoni animati, canzoni fino alla pellicola da Oscar del 2014 “La Teoria del tutto” di James Marsh, adattamento della biografia scritta dalla ex moglie e madre dei suoi tre figli. Oltre che nell’episodio 26 della stagione 6 di “Star Trek: The Next Generation” è anche apparso in altre serie tv di culto: da “I Simpson” a “The Big Bang Theory”, da “Futurama” a “I Griffin”. Viaggia a bordo della sua sedia a rotelle per la galassia nel video dei Monty Python per celebrare la nuova cover di “Galaxy Song”, brano tratto da “Il Senso della Vita”. L’astrofisico ha partecipato alla realizzazione del programma di Discovery Channel intitolato “L’universo di Stephen Hawking”, nel quale, in ogni puntata, affronta un tema sulla nascita dell’universo. Nel 2011 Hawking ha anche realizzato il documentario “Stephen Hawking’s Grand Design”, tratto dal saggio “Il grande disegno”. La sua voce sintetica è utilizzata nei brani dei Pink Floyd “Keep Talking” e “Talkin’ Hawkin”, rispettivamente tratti dagli album “The Division Bell” (1994) e “The Endless River” (2014).