E cominciano a emergere i dati ufficiali. E non si tratta di morti e contagi dovuti al Covid. Ma alla chiusura delle attività a causa della gestione della pandemia messa in atto da Conte, Draghi e Speranza. Molti bar e ristoranti non hanno retto a lockdown, green pass, restrizioni e obblighi. E così, solo negli ultimi 12 mesi, secondo i dati di Infocamere-Movimprese emerge che sono scomparse ben 4.800 attività. Nel dettaglio: 4.339 bar, 70 ristoranti, 259 alberghi e 119 sale da ballo.
Rispetto a prima della pandemia, prendendo a riferimento il 2019, stando al registro delle imprese sono state chiuse migliaia di attività. Parliamo di 11.214 bar, 849 hotel, 233 discoteche. «La pandemia ha lasciato una serie di tossine nel corpo delle imprese: in primis l’indebitamento, poi la mancanza di flusso di cassa», spiega il vicepresidente e direttore del centro studi di Fipe Luciano Sbraga. Tutta colpa delle politiche messe in atto durante la pandemia, compreso l’enorme bluff dei ristori su cui molte attività avevano davvero sperato.
A questo si devono aggiungere le scelte fatte dall’Europa e avallate dall’Italia sulle sanzioni alla Russia. Nel corso del 2022 il costo dell’energia è aumentato del 200%, ne deriva che chi pagava 15mila euro ha dovuto saldarne 45mila. Quante altre chiuderanno da qui alla fine dell’anno? E a preoccupare ora non sono solo le chiusure, ma anche le mancate aperture.
Segno che il Paese è fermo. Quante sono le nuove iscrizioni a fronte delle chiusure? Le iscrizioni di nuovi bar nel 2022 sono state appena 3.810 contro le 5.675 del 2019. Lo stesso vale per i ristoranti (nel 2022 si sono registrate 5.463 imprese, contro le 7.123 del 2019). E poi c’è il dramma di chi gestiva discoteche, club e sale da ballo. Per quanto riguarda le discoteche, le iscrizioni si sono quasi dimezzate rispetto al pre Covid (42 contro 25).
«La pandemia ha colpito duramente il settore e sicuramente, nonostante la ripresa del turismo, qualche realtà ha chiuso. Ora bisogna lavorare per migliorare la qualità dell’offerta», spiega Alessandro Nucara, direttore generale di Federalberghi. Intanto, però, a guardarsi indietro vediamo solo macerie, umane ed economiche. E quello che dà più fastidio è che malgrado le evidenze scientifiche è ancora tutto giustificato e nessuno pagherà per questo danno fatto all’Italia.