L’Europarlamento, riunito in assemblea plenaria a Strasburgo, ha rieletto Roberta Metsola presidente del Parlamento europeo. L’eurodeputata maltese, 45 anni, esponente del Partito popolare europeo, guiderà l’Eurocamera per i prossimi due anni e mezzo. Metsola è stata confermata con una maggioranza record: 562 sì su 699 votanti. Irene Montero, candidata della sinistra proveniente dalle file del partito spagnolo Podemos, ha preso 61 preferenze.
Il voto ha unito la maggioranza di governo. Fi, come il Ppe, ha votato per il bis di Metsola, che ha incassato le preferenze anche di una “larga maggioranza” di Ecr, meloniani inclusi. La Lega, fanno sapere fonti parlamentari, ha votato a favore di Metsola benché i Patrioti siano all’opposizione. Previsto era il sì del Pd, e del gruppo S&D. Tra i Verdi l’indicazione era di libertà di voto ma, spiegando fonti del partito, si presume che in gran parte abbiano votato a favore. In Left (dove militano Sinistra e M5S), l’indicazione era scegliere Irene Montero anche se il voto era segreto.
Metsola ha 45 anni ed è stata la prima parlamentare europea eletta a Malta, nel 2013. Prima di allora era stata un’avvocata esperta di diritto europeo e dal 2012 al 2013 consigliera dell’Alta rappresentante per gli Affari esteri Catherine Ashton. Nel gennaio del 2022, con il sostegno del Partito Popolare Europeo (PPE), di centrodestra, dei Socialisti e Democratici (S&D), di centrosinistra, e del gruppo liberale Renew Europe, era stata eletta presidente del Parlamento Europeo al posto di David Sassoli, morto mentre era ancora in carica. Fino alla sua elezione era stata la prima vicepresidente del Parlamento Europeo.
Metsola nel suo discorso prima del voto ha citato tre italiani. Il primo è il suo predecessore David Sassoli, democratico, morto a 66 anni mentre era ancora in carica: «Aveva messo prima di tutto la dignità delle persone», ha sottolineato Metsola. Poi ha ricordato le parole di un altro suo predecessore, Alcide De Gasperi, fondatore e leader della Democrazia Cristiana oltre che presidente del Consiglio nei governi dell’immediato Dopoguerra, quando diceva che «l’Europa è una delle costanti della storia». Infine Giulia Cecchettin, la ragazza di Padova uccisa dall’ex: «Se troppe donne sono ancora vittime di abusi – ha detto in un passaggio Metsola – vengono uccise e lottano per rivendicare i propri diritti, non possiamo rendere l’Europa migliore. Dobbiamo costruire l’Europa sognata da Simon Weil e Nicole Fontaine. L’Europa che Marie-Sklodowska-Curie non è riuscita a sfruttare appieno. L’Europa che Giulia, Ana Vanessa, Daphne e tante altre donne non potranno mai vedere. Lo faremo per loro, per tutte quelle che non possono parlare e per tutte quelle che verranno dopo». Oltre a Cecchettin il riferimento di Metsola è a Ana Vanessa Serén Penas, 45 anni, vittima dell’ex in Galizia, e Daphne Caruana Galizia, giornalista anticorruzione, maltese, uccisa in un attentato dinamitardo vicino a casa.
Quanto al contesto politico Metsola si sofferma a un aspetto di stringente attualità, cioè la «la polarizzazione nelle nostra società ha portato a una politica di scontro e anche a violenza politica. La risposta semplice è quella di dividerci tra ‘noi e loro’ ma dobbiamo andare oltre questo pensiero che fomenta odio invece di costruire speranza». Uguaglianza per tutti i cittadini europei, giustizia, pace sono le parole chiave usate dalla presidente dell’Eurocamera. E così è tornata sulla guerra in Ucraina, tema spinoso nei rapporti interni all’Unione: «L’Europa deve difendere la pace e la libertà, con giustizia e libertà. La nostra deve essere una voce di umanità».
L’Assemblea ha eletto anche 14 vicepresidenti: tra loro ci sono le italiane Pina Picierno, europarlamentare del Partito Democratico, e Antonella Sberna, di Fratelli d’Italia. Nei prossimi giorni saranno eletti anche i 5 questori che compongono l’Ufficio di presidenza del Parlamento: stabilisce le norme per il corretto funzionamento del Parlamento stesso, elabora il progetto preliminare di bilancio e, tra le altre cose, decide in materia amministrativa, di personale e di organizzazione.
Le trattative sulla riconferma di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione europea vanno avanti. Si era candidata a un secondo mandato già lo scorso febbraio. La sua nomina era stata confermata a fine giugno dal Consiglio Europeo, che riunisce i capi di stato e di governo dei 27 paesi membri, e dovrà dunque solamente essere approvata dal Parlamento. Ursula von der Leyen dovrà ottenere almeno 361 voti necessari, che corrispondono alla maggioranza assoluta dei 720 membri dell’assemblea. Sulla carta, la maggioranza composta da Partito Popolare, Socialisti e liberali di Renew è sufficiente per ottenere 361 voti, ma poiché lo scrutinio è segreto il suo esito non viene dato per scontato. Se von der Leyen non otterrà la maggioranza richiesta, la presidente Metsola inviterà il Consiglio Europeo a proporre un altro nome entro un mese, per una nuova elezione che seguirà la stessa procedura.
Rispetto alla scorsa legislatura, il Parlamento Europeo è cambiato. Dalle elezioni si sono rafforzati i partiti di estrema destra, che complessivamente oggi hanno quasi 190 seggi. Il primo gruppo è il Partito Popolare (188 membri, il più numeroso), seguono i Socialisti e Democratici (136 membri) e i Patrioti per l’Europa, la nuova formazione del primo ministro ungherese Viktor Orbán con 84 seggi. Poi ci sono i 78 parlamentari di Ecr (Conservatori e riformisti europei), Renew Europe (77 membri), i Verdi (53 membri), La Sinistra (46 membri) e Esn (Europa delle nazioni sovrane, con 25 membri, tutti di estrema destra). Infine ci sono alcuni parlamentari che non sono iscritti ad alcun gruppo o che non hanno ancora scelto.