«Il regime illiberale, in Ungheria, è compiuto. Il nostro obiettivo, nei 15 anni a venire, è lottare contro il liberalismo in Europa». Lo ha annunciato il premier populista Viktor Orbán, tornando dalla Romania, dove ha partecipato ad un evento culturale della minoranza magiara. Si tratta dello stesso evento, in cui, nel 2014, Orbán disse per la prima volta di voler costruire «un regime illiberale». Dopo cinque anni, il presidente sostiene di esserci riuscito: «Il rapporto fra individuo e comunità nazionale è stato ridefinito in Ungheria, la nazione sovrana è più importante della libertà individuale», ha detto Orbán.
L’Ungheria è tra le nazioni che si sono trasformate più in fretta, lasciando analisti, politici e alleati stranieri inermi a osservare come un primo ministro spostava sempre più a destra il suo partito, da europeista a euroscettico, da liberale a illiberale. Dal 2010, lo spazio di azione della società civile e dei partiti di opposizione sono stati progressivamente limitati. Fake news ripetute li hanno delegittimati e azioni di “giustizia” a comando hanno messo notevoli ostacoli alla loro azione. Una propaganda ossessiva ha convinto gli ungheresi che il loro maggiore problema era il rischio di un’invasione islamica e un cosmopolitismo che ne avrebbe distrutto l’identità.
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Secondo il presidente, le democrazie dell’Ue «cercano di costruire un impero universale liberale e tendono a demolire i confini e mettere in pericolo le identità». Invece, stando alle sue parole, il regime in Ungheria difenderebbe i cittadini, opponendosi all’universalismo liberale. Ma oltre alle dichiarazioni, Orbán è passato anche ai fatti: ha respinto l’iniziativa Ue di esaminare lo stato del diritto in Ungheria secondo la procedura dell’articolo 7 del Trattato. «Avremo lotte da combattere, nel futuro, in questo campo», ha ammonito. Contestualmente, però, ha espresso la volontà che Fidesz, il suo partito, resti nei ranghi del Partito popolare europeo, il Ppe. Attualmente sospeso dai popolari per alcune posizioni di Orbán, il presidente ha detto: «Vedremo come andrà a finire. Noi comunque vogliamo restare nel Ppe».