Se il buongiorno si vede dal mattino, forse il governo giallorosso non riuscirà a scorgere nemmeno l’alba. La doccia fredda con cui il leader del M5s, Luigi Di Maio, ha gelato sia Conte che il Pd («Se entreranno i nostri punti nel programma di governo si potrà partire altrimenti meglio il voto»), al termine delle consultazioni del premier incaricato con le delegazioni dei gruppi parlamentari, rischia di incrinare i rapporti con i dem e, di conseguenza, di mettere in crisi il nuovo governo ancor prima di nascere. Ma dietro l’ultimatum di Di Maio ci sarebbero molti mal di pancia nel Movimento.
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Secondo fonti parlamentari, il discorso durissimo pronunciato da Di Maio sarebbe stato anche un messaggio all’ala sinistra dei Cinquestelle. A quegli esponenti vicini a Fico pronti a cancellare la legislazione in materia di migranti, i due decreti sicurezza voluti a tutti i costi da Salvini ma sposati anche dai vertici M5s. Per questo avrebbe chiarito: «Vanno tenute in considerazione le osservazioni del capo dello Stato ma senza modificare la ratio di quei provvedimenti». Inoltre, il ruolo di Fico nel Movimento sta crescendo. Il presidente della Camera, da sempre il più aperto al dialogo con il Pd, è un interlocutore importante per Giuseppe Conte. Ieri il dialogo tra i due è durato due ore e mezzo. E questo provoca fibrillazioni interne.
Poi c’è l’incognita Rousseau. Fin da quando Di Maio ha annunciato la consultazione degli iscritti, la base parlamentare è entrata in agitazione. E soprattutto si è posto il problema di uno strappo istituzionale rispetto alle prerogative del capo dello Stato. Poi il ruolo della consultazione sembrava essere stato ridimensionato: dal Colle è stato spiegato che il presidente si atterrà alle decisioni dei gruppi parlamentari. Dal Movimento filtrava che il quesito sarebbe stato incentrato su Conte più che sull’alleanza con il Pd. Ma poi il Blog delle Stelle è tornato a rivendicare il ruolo centrale della piattaforma gestita dalla Casaleggio associati: «I gruppi parlamentari del Movimento 5 stelle hanno un ruolo importante e stanno lavorando intensamente in questi giorni per definire un possibile programma di governo, nell’esclusivo interesse degli italiani, poi la parola passerà agli iscritti certificati della piattaforma Rousseau e ci atterremo, com’è ovvio, alla loro decisione». A cui si aggiunge la paura che ci sarebbero alcuni grillini filo leghisti pronti a rompere con la base e a votare “no” sulla piattaforma Rosseau quando verranno consultati per la formazione del “governo dell’inciucio”.
Infine, ma non è certo il fattore meno importante, c’è la partita personale di Luigi Di Maio che ancora punta ad essere vicepremier nel futuro governo. Anche se ha tenuto a precisare di aver «rinunciato due volte alla presidenza del Consiglio» puntando tutto il peso della trattativa sui programmi e non sulle poltrone.