Lo chiamano il ras delle preferenze. Luca Sammartino vicepresidente della Regione Sicilia e assessore all’Agricoltura, uno degli esponenti più importanti della Lega sul territorio, è stato sospeso dal suo incarico per un anno, dopo che è emerso il suo coinvolgimento in un’inchiesta più ampia della procura di Catania per corruzione e voto di scambio nel comune di Tremestieri Etneo.
Sammartino in particolare è indagato per corruzione e non è stato coinvolto nelle misure cautelari che hanno eseguito i carabinieri di Catania nei confronti di 11 persone tra politici, funzionari comunali e imprenditori locali, indagati a vario titolo per i reati di scambio elettorale politico mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso, corruzione aggravata, istigazione alla corruzione e turbata libertà degli incanti (ossia l’alterazione del regolare svolgimento delle gare d’appalto). L’indagine avrebbe scoperto l’esistenza di presunti accordi tra alcuni amministratori del comune di Tremestieri Etneo e la criminalità organizzata locale per l’elezione nel 2015 dell’attuale sindaco Santi Rando.
Luca Sammartino, classe 1985, catanese, odontoiatra, ormai ex vicepresidente della Regione siciliana ed ex assessore regionale all’Agricoltura, alle ultime elezioni regionali ha portato a casa oltre 21mila voti nella lista “Prima l’Italia Salvini premier”: è stato eletto per la terza volta all’Assemblea regionale siciliana e non lo hanno per nulla scalfito le altre inchieste in cui è stato coinvolto e i due processi per corruzione elettorale. Anzi tutt’altro: sembrava l’uomo giusto per l’espansione sul territorio da parte del partito di Matteo Salvini. «Non possiamo più rinviare l’assunzione di responsabilità: le scelte sul futuro della Sicilia dipendono dalla Lega e dalla sua giovane classe dirigente» è una delle sue frasi ricordate oggi che l’inchiesta Pandora ne ha, in qualche modo, fermato la corsa proprio nel momento in cui lui, nel frattempo diventato leader della Lega in Sicilia, stava organizzando la lista per le elezioni europee preparandosi probabilmente a un altro successo elettorale.
Di formazione cattolica, come sottolinea lui nel suo blog, Sammartino esordisce nell’aula dell’Assemblea regionale siciliana tra le file dell’Udc. È il 2012, Sammartino ha appena 27 anni e dopo solo cinque anni segnerà il record di preferenze, diventando con 33mila voti il deputato regionale più votato nella storia dell’Ars. Altrettanto velocemente percorre tutto l’arco costituzionale, da prima fondando con Lino Leanza il movimento Articolo4, abbracciando poco dopo il Partito democratico per diventare uno dei più solidi riferimenti di Renzi in Sicilia. Nel 2021 approda alla Lega e scatena i primi malumori, mettendo a rischio l’asse di Salvini con Raffaele Lombardo, che infatti naufraga una prima volta e poi definitivamente solo un mese fa, vista la costante crescita all’interno del partito di Sammartino, da sempre acerrimo rivale di Lombardo, col quale si contendono il bacino di voti nel catanese. Nonostante i malumori dell’ex presidente della Regione. il giovane recordman siciliano (adesso ha 39 anni) ha pazientemente scalato il partito in Sicilia, scalzando via via tutti i contendenti, perfino i fondatori del partito di Salvini nell’isola come Fabio Cantarella, ex coordinatore a Catania espulso dal partito appena un mese fa. Una scalata all’interno del partito che ha fatto infuriare definitivamente l’ex presidente della Regione, Lombardo, che ha stracciato l’accordo sottoscritto con Salvini.
Al lavoro da mesi per risolvere la crisi di siccità in Sicilia, Sammartino poteva contare anche su un asse di ferro col presidente della Regione, Renato Schifani e da poco, dialogava con Totò Cuffaro, in cerca di una collocazione alle Europee. Tutto mentre è imputato in due distinti processi per corruzione elettorale. In un caso è accusato di avere garantito assunzioni in aziende e raccomandazioni per trasferimenti o promozioni. Nel secondo processo è invece sotto accusa per avere promesso utilità in cambio di voti mentre era a colloquio con il boss Girolamo Lucio Brancato, ritenuto esponente di spicco del clan dei Laudani.
Con l’accusa di corruzione aggravata è invece sospeso oggi dai pubblici uffici per un anno. «Ho scritto una nota al presidente della Regione, Renato Schifani, per rimettere l’incarico di assessore regionale e vice presidente della Regione dopo essere stato raggiunto da misura cautelare interdittiva in relazione a un’ipotesi di reato lontana nel tempo. Tengo a sottolineare che non sono coinvolto in ipotesi di reato di mafia né di voto di scambio. Sono sereno e certo che emergerà la mia totale estraneità ai fatti, risalenti a cinque anni fa, che con stupore leggo mi vengono contestati. Resto fiducioso, come sempre ho dichiarato e non cambierò mai idea, nei confronti del lavoro della magistratura. Continuerò a servire la mia comunità e il mio territorio svolgendo la mia attività politica e di parlamentare regionale».