“Me ne frego” – Achille Lauro – 8
Travestitismo, trasgressione, provocazione. C’è tutta una iconografia rock: Marilyn Manson, David Bowie, Loredana Bertè e Vasco Rossi. Grande senso dello spettacolo.
“Rosso di rabbia” – Anastasio – 7
La rabbia esplode in un rock & rap alla Linkin’ Park molto travolgente.
“Sincero” – Bugo e Morgan – squalificati
Morgan rovina la festa di Bugo, cambiandogli il testo della canzone. Litigano e il rocker bergamasco abbandona il palco. Vengono eliminati. Un episodio mai successo a Sanremo.
“Fare rumore” – Diodato – 8
Obliqua, curiosa, irregolare eppure una ballata tradizionale. Fra Radiohead e Domenico Modugno.
“Andromeda” – Elodie – 6.5
Un frullato di trap, disco dance, urban sound, elettronica. Un pezzo in continuo mutamento.
“Finalmente io” – Irene Grandi – 7
Vasco Rossi ha cucito un rocketto che la cantante toscana indossa con gioia.
“Carioca” – Raphael Gualazzi – 6
Cocktail di ritmi cubani e atmosfere urban con l’apporto della variopinta e divertente Ottolini Jazz Band.
“Il confronto” – Marco Masini – 4
Da “bella stronza” a “stronzo”. Solito repertorio, solita canzone, solito stile. Dà tutto il suo peggio.
“Niente (resilienza 74)” – Rita Pavone – 7
Ci inchiniamo davanti alla grinta con cui questa “rocker” settantaquattrenne canta e balla.
“Lo sappiamo entrambi” – Riki – 4
Più pupo che secchione. Una monotona ballata adolescenziale.
“Dov’è” – Le Vibrazioni – 4.5
C’è un piano beatlesiano all’inizio, ma poi la band si perde su territori ormai troppo battuti. Inutile.
“Il sole ad Est” – Alberto Urso – 4
Ballata romantica e barocca con ambizioni da romanza. Il tenorino messinese sembra più Al Bano che Bocelli.
“Come mia madre” – Giordana Angi – 5
C’è sempre una mamma a Sanremo. Struggente ballata con un testo però un po’ scontato.
“Viceversa” – Francesco Gabbani – 6
La giostra dei sentimenti. Allegra e divertente, ma lo scimmione era più simpatico.
“Voglio parlarti adesso” – Paolo Jannacci – 5.5
Troppo suo padre Enzo, anche nel look. Una ninna nanna al figlio in una notte di bombe.
“No grazie” – Junior Cally – 7
Rap anti-populista e anti-Mattei (Salvini e Renzi) con echi di “The Passengers” di Iggy Pop.
“Musica (e il resto scompare)” – Elettra Lamborghini – 3
Il momento clou è quando gira le spalle alla telecamera e comincia a twerkare, ovvero a scuotere il sedere.
“Tikibombom” – Levante – 8
L’interpretazione è il valore aggiunto a una ballata sofferta su temi di attualità, come l’omofobia e il bullismo.
“Baciami adesso” – Enrico Nigiotti – 3
Il miracolato del Festival. Nemmeno lui sa perché si trovi da due anni consecutivi tra i Big. Svogliata ballata d’amore.
“Gigante” – Piero Pelù – 3
In trio, tra chitarre e cuoio, ma del leader dei Litfiba è rimasto solo il look. Più Cristina D’Avena che rocker.
“Ringo Starr” – Pinguini Tattici Nucleari – 7
Uno squillo iniziale di trombe introduce questo divertente e ballabile brano rhythm’n’blues. In quota Stato Sociale.
“Eden” – Rancore – 8.5
Un rap spaziale sostenuto da un piano classicheggiante. D’effetto, ben recitato. Un poema, più che una canzone.
“Ho amato tutto” – Tosca – 8
Intensa preghiera d’amore interpretata in maniera magistrale nello stile di Mia Martini. Molto classica.
“Nell’estasi e nel fango” – Michele Zarrillo – 4
Cavalcata pop-country di vecchio stampo per raccattare qualche concerto di piazza per la prossima estate.