«Sono cresciuta con Sanremo. In quinta elementare scrissi in un tema che sognavo di partecipare al Festival presentato da Pippo Baudo, la cui mamma, tra l’altro, era di Palagonia, il mio paese». Un sogno che sembrava non realizzarsi per Levante. Ci aveva provato più volte, prima del successo e da cantautrice già affermata, ma aveva sempre trovato la porta chiusa. Ormai aveva abbandonato la speranza. Pensava che a Sanremo non ci sarebbe mai andata. «Era un desiderio che credevo di non avere più. Avevo allontanato l’idea». A cambiare il suo destino festivaliero è stato Amadeus. Non è SuperPippo, ma «anche lui ha origini siciliane. Siamo a posto», sorride Levante, all’anagrafe Claudia Lagona.
«Sono stata rifiutata più volte. Nel 2013 presentai “Sbadiglio”, brano finito poi nel mio album d’esordio ma non venni presa. Ci riprovai nel 2015 ma niente ancora. Forse non è la mia via, mi dissi». Invece questa volta la sua “Tikibombom” è stata accettata.
Una canzone difficile, che parte bassa, con un recitato, «poi salgo fino a toccare mille molle», spiega. «Ma la difficoltà maggiore è il palco: l’Ariston ti depotenzia. Quando scendi le scale ti assale la tachicardia, ti manca il respiro, sei “scantatizza”. L’istinto supremo ti porta a finire».
Una canzone difficile con un titolo fuorviante. Si pensa al reggaeton, invece «”Tikibombom” è il ritmo sul quale non ballano le persone che descrivo nel brano», spiega la cantante di Palagonia. «È una lettera a quattro persone: un animale stanco, un’anima indifesa, il freak della classe preso in giro perché è una femminuccia e un’anima in rivolta rappresentata da una ragazza criticata perché ha la minigonna. Critico l’omofobia, la società che vuole il maschio in un certo modo. È una questione di cultura e di educazione a partire dall’infanzia, dall’insegnare che il blu è per i maschi e il rosa per le femmine, che i primi sono forti e noi quelle deboli. E critico chi vede la donna in modo fuorviante: mai abbastanza femmina o troppo».
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Nel Festival delle donne, come è stato definito, le cantanti in gara sono 7 su 24. E confrontando le classifiche di vendita dei dischi americana e italiana si notano pochissime presenze femminili in quella nazionale. L’ultima al numero 1 dei singoli da sola è stata Francesca Michielin all’inizio del 2015… «È un problema culturale più ampio. Non credo che le cose possano cambiare a breve. Le ingiustizie di genere sono chiare. Il fatto che ci siano poche donne al Festival non è un errore di Sanremo, ma è la punta dell’iceberg. Nella musica noi donne siamo poche. Oggi è più facile fare musica e lanciarla nell’etere, magari senza passare attraverso strutture discografiche, ma non siamo supportate dagli ascoltatori. Gli uomini sono più ascoltati. Una canzone d’amore scritta da un uomo pesa di più di una scritta da una donna. C’è discriminazione nella musica. A un uomo nessuno dice: “Hai firmato quel contratto perché stai con tizio”. Nessuno ti chiede: “Ti fanno male le gambe?”. Oppure: “E la lingua?”. Io non voglio la guerra contro l’uomo, voglio l’uguaglianza, le pari opportunità. Sono anni che mi spendo per le donne, ma non sono a favore delle quote rosa. Non ci è dovuto un posto per forza, non abbiamo un deficit. Io mi conquisto quello che mi merito e se sono al Festival mi auguro che sia perché la canzone è bella e io sono brava».
A Sanremo ha ritrovato Diodato, il suo ex. «È una storia di cui non abbiamo mai parlato pubblicamente e che, allo stesso tempo, non abbiamo mai negato. È finita, ma senza guerra fredda. La serata di Rai1 in cui hanno annunciato il cast è stato una spalla. Mi fa sentire un po’ più a casa».
Il brano sanremese sarà contenuto in “Magmamemoria MMXX”, edizione speciale dell’album di inediti uscito lo scorso ottobre e che, nella nuova versione, conta 31 brani, 4 bonus track e il live registrato al Forum di Assago. Dopo il Festival, il viaggio di Levante continuerà con un tour europeo in maggio e da luglio nei festival italiani: il primo agosto è attesa a Patti Marina (Messina), ospite dell’Indiegeno Fest.