Il suo “sesso ibuprofene” è già una delle frasi “cult” di Sanremo 2021. È contenuta nel testo di Ora, canzone con cui Antonio Aiello, cantautore cosentino che in musica usa solo in cognome, si presenta alla grande platea televisiva del Festival. «È ‘na canzone strunza, di core e forte», sintetizza in dialetto calabrese. «È la storia di un uomo che si rende conto e ammette “sono stato uno stronzo”. A me è successo durante il lockdown, se non fossi rimasto chiuso in casa probabilmente non l’avrei mai ammesso. Ho fatto un viaggio nel passato e mi sono chiesto perché certe cose fossero accadute… lì ho capito: lo stronzo ero stato io».
E poi dà la sua interpretazione di “sesso ibuprofene”: «È sesso curativo. Ma ognuno lo può interpretare come vuole: sesso liberatorio, sesso tossico. Io mi curavo le ferite a letto, mettevo pezze sul cuore, ma non ho avuto coraggio di restare, sono andato via invece che ripartire».
Sembra un Gattuso, suo conterraneo, più fricchettone. Debutta sul palco dell’Ariston a 35 anni, dopo una serie di hit come Arsenico, La mia ultima storia, Il cielo di Roma. «Ansia? A pallettoni», scherza, «È un palco unico che fa tremare le gambe a tutti, figurarsi a me». Alle prove si è commosso. «Ho avuto il coraggio di scrivere una canzone per me e non credo sia poco», commenta. «Nessuno sa quanto mi sia costata. Forse per questo tutte le volte che l’ascolto i miei occhi diventano tempesta. No, non mi vergogno a dirlo, perché dentro ho macerie da vendere».
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Subito dopo, nell’intimità della sua stanza d’albergo, si è lasciato andare a uno sfogo sui social: «Sono uno di voi», ha scritto. «Uno che si è sudato tutto, che non ha mollato mai. Che non ha avuto nessuna porta lasciata aperta perché io entrassi con disinvoltura. Io quella porta l’ho dovuta sfondare a calci e pugni».
Per lui questo «sarà il Festival della resistenza», sottolinea con forza. «Sta resistendo la musica, deve resistere anche l’arte. E io sono onorato di poterlo fare, resisterò con tutte le mie forze. Sanremo è l’evento più importante in Italia per cultura musicale pop. Non ho mai pensato che fosse una tappa obbligatoria. E quando ho scritto questa canzone, durante il primo lockdown, non pensavo al Festival». Poi, la situazione in cui continuiamo a trovarci ha cambiato la prospettiva: «Sanremo è il più grande palco a disposizione in questo momento».
Per Aiello Meridionale è un modo di essere, un inno, un ribadire le radici perché è sempre lì che – prima o poi – si torna. E ora è anche il titolo del suo ultimo album (in uscita il 12 marzo). Dieci brani, tra cui Ora. «È un omaggio a chi mi ha dato la voce», spiega. «È la mia prima occasione per accendere una luce buona su una terra come la mia Calabria raccontata spesso a tinte scure. Sia chiaro, non sono uno struzzo che mette la testa sotto e fa finta di non vedere, anzi…, ma è giusto anche mettere in rilievo alcuni dei suoi infiniti lati buoni: il mix di culture diverse, dai greci ai normanni, dalle influenze balcaniche a quelle spagnole, che l’hanno resa unica, speciale. Meridionale è sangue, è pelle, è schiuma di mare, è città al buio, è una strada dove sono ritornato, un tatuaggio, il mio atto di coraggio. L’orgoglio delle mie radici, la Calabria… la contaminazione tra decine di popoli. E pensare che ci sono ancora idioti che parlano di razze e diversità».
E infatti la parola chiave di questo disco è “contaminazione”. Di suoni e generi. Le chitarre classiche e latine incontrano sonorità r&b e urban, il clubbing si alterna al flamenco, la musica popolare meridionale abbraccia il cantautorato italiano.
Nel messaggio sui social alla vigilia del debutto Aiello ha aggiunto: «Sono uno di voi, non dimenticatelo mai. Forse non sono il più bravo, non sono il più Big, e in questa gara non sono neppure il favorito. Io onestamente non avrei mai immaginato di parteciparvi». Si sente «il più piccolo dei Big», anche se non nega che «vincere sarebbe bello». E poi, ridendo, aggiunge: «Ma se arrivassi ultimo come Vasco per poi riempire gli stadi andrebbe ancora meglio».