“Non cambierà, non cambierà / No cambierà, forse cambierà”. L’interrogativo del ritornello di Povera patria, il celebre brano che apre l’album Come un cammello in una grondaia, che Franco Battiato pubblicava esattamente trent’anni fa, rimbomberà nel teatro Ariston nella serata delle cover e dei duetti di domani sera. A riproporlo saranno due discepoli del maestro di Milo, il siracusano Colapesce e il palermitano Dimartino. «Non lo facciamo per campanilismo, perché siciliani, ma perché dopo trent’anni quella canzone, scritta quando esplose Mani Pulite, esprime un disagio sociale che spesso ritorna attuale nel nostro Paese», spiega Dimartino. «E quell’interrogativo del ritornello è la domanda che tutti si pongono oggi. È una canzone attualissima anche nella frase finale del testo, quando dice: “Se avremo ancora un po’ da vivere / La primavera intanto tarda ad arrivare”».
«Per lasciare intatta la sacralità della canzone, non avremo accanto alcun ospite», sottolinea Lorenzo Urciullo, alias Colapesce. «Non volevamo aggiungere sovrastrutture che avrebbero potuto deformare la canzone».
Un omaggio al Maestro, il cui silenzio, innaturale, pesa come l’assenza di applausi e di spettatori in questo Festival dell’era Covid. «In un teatro vuoto la tensione si amplifica», commentano i due artisti al loro debutto a Sanremo. «L’emozione c’è stata, eccome. L’Ariston è un palco importante, che porta con sé tanta storia e tanta musica. Su quel palco sono passati artisti che hanno fatto la storia della canzone. Esibirsi senza avere il pubblico è stato ancor più duro. La gente stempera, l’approvazione la leggi nel sorriso di un volto o nel battito a tempo di un piede. È fondamentale il feedback tra il performer e gli spettatori».
Entrambi stanno vivendo l’avventura sanremese protetti all’interno di una bolla per evitare possibili contagi con una più virulenta variante del virus che fa paura alla città dei fiori. Due persone dello staff del loro collega Irama sono risultate positive al tampone e l’artista resterà in gara (ma con il video delle prove) grazie alla solidarietà dei colleghi e alla generosità di Amadeus che ha cambiato in corsa il regolamento del Festival per evitargli l’esclusione.
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La situazione diventa sempre più difficile e domani Sanremo torna “zona arancione”. «Anche questo clima incrementa la tensione», si lamenta Colapesce. «Per fortuna abbiamo una camera d’albergo con una terrazza che guarda il mare e possiamo goderci da qui un po’ di sole e di libertà». Fuori dalla camera è un cammino a ostacoli, fra tamponi giornalieri e controlli. «Dobbiamo già indossare i vestiti di scena quando vengono a prenderci con un Van che ci porta all’Ariston. All’ingresso del teatro ci aspettano rigide norme da rispettare. Indossando mascherine Ffp2 e guanti, dobbiamo attraversare quattro spazi, sottoponendoci a controlli, prima di accedere al palco. Solo nel percorso che ci porta dal camerino al backstage possiamo mettere la più leggera mascherina chirurgica per evitare di danneggiare il trucco. E solo poco prima dell’ingresso sul palco possiamo togliere la mascherina e gettarla in uno degli appositi contenitori rifiuti. Tutti questi passaggi aumentano la tensione».
«Siamo talmente protetti che non abbiamo potuto ascoltare le altre canzoni in gara», rivela Dimartino. «Soltanto ieri siamo riusciti ad ascoltare quella dei Coma_Cose, che ci è piaciuta». «Brava anche Madame, molto contemporanea», aggiunge Urciullo.
Se domani sera saranno soli sul palco, per presentare Musica leggerissima, la canzone con cui sono in gara, si fanno accompagnare dalla genovese Paola Fraschini, campionessa mondiale di pattinaggio che ha fatto parte del Cirque du Soleil. Lieve presenza, per sottolineare la leggerezza delle canzoni, balla volteggiando sui pattini a rotelle al ritmo di una musica che mescola Ennio Morricone, Lucio Battisti e The Empire of The Sun. Il brano, uscito oggi, è accompagnato da un surreale e divertente videoclip dedicato a Pippo Baudo, pieno di citazioni sanremesi da Cavallo Pazzo al maestro Beppe Vessicchio.
Musica leggerissima ha raccolto voti molto alti sulle pagelle dei giornalisti, tanto da conquistarsi i favori dei bookmakers. Ieri, a tarda notte, è però arrivata la doccia fredda dalla giuria demoscopica. Il voto dei famigerati e misteriosi “consumatori di musica” ha relegato la coppia siciliana al nono posto, preferendo i volti più popolari dei talent tv come Annalisa e Noemi. «Sì l’esito del voto non ci è stato favorevole», confermano amareggiati. D’altronde le loro non sono canzonette. La Musica leggerissima del titolo della canzone non è quella che vola via perché tutti se la dimenticano. «Non è una critica alla musica leggera, ma qualcosa che va oltre. È una terza via», suggerisce Dimartino. «È quella fatta di melodie che ti entrano nel cervello e che salvano l’uomo dai momenti bui. Il nostro brano è un inno per chi è psicologicamente debole, una fonte salvifica». Un tema che esce dai canoni del sentimentalismo sanremese. Scende nel dettaglio Lorenzo: «Il cuore del testo parla di depressione. È un tabù, ancora di più oggi in un periodo in cui tutti vogliono sembrare splendidi sui social. E invece è importante riconoscere i momenti bui».
Colapesce e Dimartino alla ribalta televisiva hanno preferito i concerti nei peggiori locali della provincia italiana. A Sanremo sono sbarcati dopo quindici anni di gavetta e una militanza ante litteram nell’indie. E di quel mondo underground rappresentano la parte nobile, quella del cantautorato che ci sa fare con la penna senza essere cerebrale o snob ma nemmeno rincorrendo le tendenze usa e getta. Carriere parallele che sono arrivate a fondersi la scorsa estate nel progetto I Mortali, uno dei migliori album italiani del 2020, che si è dovuto scontrare con la dura realtà del lockdown. È anche per rilanciare e allungare la vita a questo straordinario lavoro che i due siciliani hanno ceduto alla tentazione festivaliera. «I Mortali sarà ripubblicato in formato maxi, con dieci pezzi in più», annuncia Dimartino. «Sei sono canzoni del nostro repertorio riarrangiate in acustico, due gli inediti – I Mortali e il pezzo sanremese – e due cover: Povera Patria e la versione italiana di Born to Live di Marianne Faithfull. Tutti brani in sintonia con il tema portante dell’album, quello della mortalità, condizione comune a tutte le creature terrene, destino cui anche l’uomo non può sottrarsi».
E nella speranza che la primavera (non quella meteorologica) venga al più presto, i due scalpitano per tornare in tour: «L’anno scorso siamo stati tra i pochi a fare concerti, speriamo che vengano al più presto definite le linee che il settore dovrà seguire per ripartire. Già sarebbe una bella cosa poter suonare anche soltanto per mille spettatori come lo scorso anno. Viviamo alla giornata».
“Non cambierà, non cambierà / No cambierà, forse cambierà”.