Dante Alighieri? Una popstar. In occasione del Dantedì del 25 marzo, data alla quale gli studiosi fanno risalire l’inizio del viaggio nell’Aldilà della Divina Commedia e che quest’anno coincide con il settecentesimo anniversario della morte del Sommo Poeta, seguendo le tracce della sua poesia abbiamo trovato impronte di quei versi nei generi musicali più disparati, dal folk al grunge, dal progressive al metal, dalla canzone d’autore al rock. In tempi di podcast e Clubhouse, quando non si legge più, vuole essere una indicazione sui tanti modi di ascoltare Dante Alighieri.
La nostra playlist comincia con l’album Blood on the Tracks di Bob Dylan, che è il punto di partenza dell’indagine sull’influenza diretta e diffusa di Dante sul cantautore americano e Premio Nobel. Il “sangue sulle tracce” sembra affiorare da eterne lacerazioni, dall’ombra in cui si trovano anime dannate, luoghi desolati, avarizia, gola, invidia, lussuria. In un verso della quinta strofa del brano d’apertura, Tangled up in Blue, si parla di due personaggi che leggono un libro di poesie di un poeta italiano del XIII secolo. “Ogni singola parola letta ha il sapore della verità” per lui e risplende “come carbone ardente / riversandosi da ciascuna delle pagine / come fosse scritta nella mia anima”, canta Dylan. Per quanto nessuno sia mai riuscito a svelare in maniera incontrovertibile l’identità del misterioso poeta, la maggior parte degli studiosi tende a scommettere sul nome di Dante e sui versi dedicati a Beatrice. Tesi confermata da Bono, frontman degli U2, ammiratore del bardo di Duluth: «Ogni parola scritta da Dante era indirizzata alla sua musa, a Beatrice, e c’è una Beatrice nella maggior parte delle canzoni di Dylan».
In Slow Train Coming, nel brano Gonna Change My Way Of Thinking, troviamo una donna “timorata di Dio” ad ispirare la conversione di Dylan. In Slow Train scopriamo che la donna vive in Alabama e gli suggerisce di ravvedersi se non vuole diventare l’ennesima “statistica incidentale”. La sua devozione per questa donna che tanto ha contribuito al suo risveglio interiore culmina in Precious Angel dove la sua religiosità si trasforma in una visione, ed è lei il fondamento della sua salvezza. E in Covenant Woman (contenuta in Saved) Dylan le professa gratitudine per aver interceduto a suo favore in paradiso e canta “ti devo ringraziare ancora una volta / per aver reso note le tue preghiere in paradiso per me / e per sempre tu negli anni avrai la mia riconoscenza”.
Molto diffusa l’influenza di Dante nella musica leggera italiana. “Amor, ch’a nullo amato amar perdona”, uno dei versi che raccontano della passione di Paolo e Francesca nel V canto dell’Inferno della Divina Commedia, è piaciuto così tanto da essere stato saccheggiato da diversi cantautori nostrani: Jovanotti in Serenata rap lo conclude con un “porco cane”, mentre Antonello Venditti l’ha inserito in Ci vorrebbe un amico. Paolo e Francesca, i due amanti romagnoli vengono ripresi da Venditti in Compagno di scuola, nella quale il cantautore romano si chiede se Dante fu un uomo libero, un fallito o un servo di partito. Venditti fa poi riferimento alla figura del poeta fiorentino anche in Notte prima degli esami: “Tuo padre sembra Dante e tuo fratello Ariosto”.
Se il Dante vendittiano rimane in un ambito scolastico e giovanilistico, con altri autori assume una connotazione più filosofica. D’altronde, per secoli la Commedia ha ispirato molte forme d’arte e si potrebbe considerarla una poesia epica che rappresenta la condizione umana fino ad oggi. Diversi cantanti pop alludono alla Commedia per esprimere le loro opinioni sulla società contemporanea. Luciano Ligabue in Siamo chi siamo cita il primo verso della Commedia: “Nel mezzo del cammin di nostra vita”. La canzone fa parte dell’album Mondovisione in cui il rocker di Correggio mostra la sua concezione del mondo. Ligabue vi esprime rabbia, dolore e nostalgia, ma anche tanta voglia di sognare. E nella hit Happy Hour dichiara: “Dicono che il cielo/ ti fa stare in riga/ che all’inferno si può far casino/ mentre il purgatorio te lo devi proprio infliggere”. Angelo Branduardi, per l’album L’infinitamente piccolo, dedicato a San Francesco, cita il Canto XI del Paradiso nel quale, con parole di grande ammirazione, San Tommaso traccia un quadro delle grandi virtù del frate di Assisi.
C’è l’Alighieri di Roberto Vecchioni che “troneggia in un crescendo di malinconia” nell’album Ipertensione del 1975. In Apriti Sesamo il maestro Franco Battiato ha inserito il brano Testamento, nel quale dice la sua sul tema della metempsicosi citando l’Inferno di Alighieri: «Fatti non foste per viver come bruti, ma per seguire virtude e conoscenza». Verso riportato anche da Vinicio Capossela in Nostos nell’album Marinai, profeti e balene: un brano pieno di richiami danteschi, costruito intrecciando versi del XXVI canto dell’Inferno e versi di Omero, con una tecnica da collage che inserisce fra i versi danteschi parole originali del cantautore a conferma di uno stile deliberatamente frammentario, di una versificazione che ricerca una via quasi mistica (“oltre il recinto della ragione”) alla “canoscenza”.
Al citazionismo disinvolto e scanzonato risponde la serietà e l’originalità con cui i musicisti di un certo heavy metal hanno affrontato monograficamente Dante: uno dei migliori esempi è quello dei Sepultura, un gruppo che, ironia della sorte, viene dal Brasile (e con loro una pletora di gruppi metal, con gli Angra in testa), il Paese di bossa nova e samba, atmosfere musicali agli antipodi del metallo duro. Dante XXI è un album dei Sepultura che ha ottenuto grande successo, grazie al concept che porta l’ascoltatore a ripercorrere tutte le fasi dei tre viaggi del poeta fiorentino. Il disco, pubblicato nel 2006, è suddiviso proprio come la Divina Commedia: Inferno, Purgatorio e Paradiso. Basti citare alcune tracce: Lost, City of Dis, Limbo, Eunoè…
In genere, l’Inferno è la cantica prediletta dai musicisti che gravitano nell’ambito del metallo pesante nelle sue plurime declinazioni musicali ed estetiche che vanno dal dark gotico e satanico fino al death metal. In Dante’s Inferno degli Iced Earth, il cantante assume il ruolo di Dante con Virgilio al suo fianco: la composizione dura diciassette minuti e la band usa la struttura dell’Inferno per costruire una canzone epica, che rispecchia i nove cerchi. Fortemente ispirata alla Commedia, è l’album Underworld dei Symphony X, ambientato nell’Inferno.
Fra musica classica e rock s’inserisce Songs from the Divine Commedy, tentativo del violoncellista Giovanni Sollima di mettere in musica i versi del Sommo Poeta nella traduzione in inglese di Henry Waldworth. Il 25 marzo uscirà Inferno, prima opera rock electro sinfonica di Francesco Maria Gallo. Un disco con il quale l’autore traghetta il pubblico nella dura discesa agli Inferi di Dante Alighieri, ma al tempo stesso anche nell’inferno della nostra contemporaneità: nei protagonisti di ogni brano si può riconoscere lo specchio dei nostri tempi. «Il primo singolo Caronte, grazie alla chitarra di Ricky Portera, mette in scena a colpi di rock’n’roll il dialogo con Caronte, per raggiungere l’altra sponda del fiume Acheronte che porta direttamente all’inizio del cono infernale», spiega Francesco Maria Gallo. «Mai nessuna rockstar aveva intrapreso un viaggio così disobbediente a quelle regole precostituite, che spesso ci rendono immuni alla conoscenza della cruda verità. Quella conoscenza che, al contrario, ci permetterebbe di vivere una vita dignitosa e di lottare contro le iniquità che, non il mondo ma noi stessi, ci infliggiamo. Il rock diventa così l’unica speranza di salvezza».
Accanto al metal, c’è un altro genere musicale che ha scelto il mondo poetico di Dante come scenario per sperimentazioni e contaminazioni. È il progressive degli anni Settanta. The Trip, gruppo fondato a Londra nel 1966 da Ricki Maiocchi, già membro dei Camaleonti, e nel quale militò un giovanissimo Ritchie Blackmore, futuro chitarrista dei Deep Purple, nel 1971 pubblicò Caronte, album sulla cui copertina è riportata l’incisione di Gustave Doré, legata ai versi 82-84 del canto III dell’Inferno: «Ed ecco verso noi venir per nave / un vecchio, bianco per antico pelo, / gridando: “Guai a voi, anime prave!”». Ma il gruppo di rock prog italiano che ha dedicato all’opera dantesca ben tre concept album è Metamorfosi: tra il 1973 e il 2014 ha pubblicato Inferno (1973), Paradiso (2004) e infine Purgatorio (2014). Questi lavori rappresentano quasi l’intera produzione discografica della band.
Il Dante del Convivio appare invece sulla copertina del disco Ut (1972) dei New Trolls: “A perpetuale infamia e depressione de li malvagi uomini d’Italia, che commendano lo volgare altrui e lo loro proprio dispregiano, dico che la loro mossa viene da cinque abominevoli cagioni. La prima è cechitade di discrezione; la seconda, maliziata escusazione; la terza, cupidità di vanagloria; la quarta, argomento d’invidia; la quinta e ultima, viltà d’animo, cioè pusillanimità”. Una citazione che serve alla band genovese per rivendicare una via italiana al progressive. Nello stesso album una canzone dedicata a Paolo e Francesca.
Intenso il rapporto anche tra l’Inferno di Dante e Kurt Cobain, leader dei Nirvana e portavoce principale della cosiddetta “Generation X” all’inizio degli anni Novanta. Gli indizi che conducono alla prima Cantica di Dante potrebbero essere sorprendentemente trovati in tutti i dischi pubblicati dai Nirvana, da Bleach (1989) a In Utero (1993), rivelando un’interessante sezione trasversale sull’interpretazione e l’adattamento dell’immaginario visivo dantesco negli Stati Uniti e un’esplorazione della lettura della poesia da parte dei giovani alla fine del secolo scorso. Il videoclip di Heart-Shaped Box (da In Utero) riprende la “selva dei suicidi”.
Se nel poema originario la musica gioca un ruolo centrale nel Purgatorio, nella musica pop l’Inferno è la cantica più popolare. Alla seconda cantica si ricollegano i Tangerine Dream con la canzone Chasing the Bad Seed legata al tema della spiritualità e inserita nell’album intitolato proprio Purgatorio, secondo capitolo della trilogia dedicata a Dante dalla band tedesca legata al krautrock e alla musica elettronica.
Tra i numerosi fan del poeta fiorentino troviamo Thom Yorke dei Radiohead: dal quadro concettuale di OK Computer (1997) allo sperimentalismo di Amnesiac (2001), tenendo conto dei motivi del Dolce Stil Novo nell’album In Rainbows (2007). Nel progetto Hail to the Thief, i Radiohead hanno scelto di inserire sottotitoli o titoli alternativi per ogni traccia. Quello di 2 + 2 = 5 è The Lukewarm, riferito agli ignavi protagonisti del Canto III dell’Inferno. Proprio 2+2=5 e Pyramid Song rivelano la profondità di questa operazione culturale che spazia dall’impegno sociale del Sommo Poeta a un sovrumano viaggio verso il cielo “in una piccola barca a remi” attraverso una guida speciale che conduce all’amore in sé.
A conferma della sua attualità, l’influenza di Alighieri prosegue anche nel XXI secolo, facendo capolino nell’indie rock dei Throwing Muses con Purgatory/Paradise pubblicato nel 2013 come nell’hip hop: in The Rap Translation (2013), ad esempio, il rapper australiano Hugo tritura le prime sei cantiche dell’Inferno. L’album fa il paio con The Inferno Rap (2005), firmato da Eternal Kool Project. C’è anche il rapper italiano Caparezza che in Argenti vive, nell’album Museica (2014), offre a Filippo Argenti, che Dante collocò tra gli iracondi del V cerchio dell’Inferno (Canto VIII), la possibilità di dire la sua, di rivalersi senza peli sulla lingua. E proprio nel Dantedì del 25 marzo, il rapper Clementino leggerà l’opera del poeta fiorentino alle ore 17 sulla pagina Facebook dell’Istituto italiano di Cultura di San Pietroburgo: La Commedia al tempo del rap s’intitola l’evento streaming. Il rapper newpolitano, asso del freestyle, si cimenterà in un dialogo immaginario con Alighieri attingendo alle pagine della Divina Commedia e della Vita Nuova su una base musicale originale.