Arriva dal Viminale il chiarimento interpretativo sulla questione delle verifiche sul Green pass per l’accesso nei locali quali bar, ristoranti, cinema e teatri. «La verifica dell’identità della persona in possesso della certificazione verde ha natura discrezionale – si legge in una circolare del ministero dell’Interno – ed è rivolta a garantire il legittimo possesso della certificazione medesima. Tale verifica si renderà comunque necessaria nei casi di abuso o elusione delle norme. Come ad esempio quando appaia manifesta l’incongruenza con i dati anagrafici contenuti nella certificazione».
È, dunque, «a discrezione del verificatore controllare il documento di identità in caso di palese abuso o falsificazione». Il Viminale precisa che «nelle suindicate fattispecie l’avventore è tenuto all’esibizione del documento di identità». Non si deve esibire il documento di identità per entrare al cinema o nei teatri. In ogni caso «deve essere svolta con modalità che tutelino la riservatezza della persona». Viene poi sottolineato che «qualora si accerti la non corrispondenza fra il possessore della certificazione e l’intestatario della medesima, la sanzione si applica solo all’avventore, laddove non siano riscontrabili palesi responsabilità a carico dell’esercente».
Un’indicazione che corregge quanto aveva dichiarato il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese: i titolari devono controllare il lasciapassare all’entrata nei ristoranti ma «non potranno chiedere la carta d’identità ai clienti». Il Garante della Privacy, citando il Dpcm dello scorso 17 giugno, aveva invece fatto notare che anche «i titolari delle strutture ricettive e dei pubblici esercizi» possono richiedere agli intestatari della certificazione verde di esibire un documento d’identità.
Il chiarimento era atteso ed è servito a spiegare in particolare il quarto comma dell’articolo 13 del decretoo, secondo cui all’atto della verifica l’intestatario della certificazione Covid «dimostra, a richiesta dei verificatori (…), la propria identità personale mediante l’esibizione di un documento di identità». I ristoratori però sottolineano: «Ci auguriamo che la nostra “richiesta” della carta di identità avvenga soltanto laddove si ravvisi una palese contraffazione del certificato. E in quel caso, se il cliente si rifiuta di esibire il documento, chiameremmo le forze dell’ordine. Non possiamo sostituirci a un pubblico ufficiale», avverte il direttore generale della Federazione italiana pubblici esercizi (Fipe) di Confcommercio, Roberto Calugi.
Per gli spettacoli e gli eventi sportivi «possono essere abilitati alle verifiche i cosiddetti steward, ossia il personale iscritto negli appositi elenchi dei questori, il cui impiego in servizi ausiliari delle forze di polizia è previsto negli impianti sportivi».