È destinata a chi è costretto a stare a casa poiché entrato in contatto con un positivo e non può nemmeno andare in smart working. L’indennità di quarantena potrebbe essere rifinanziata dal governo Draghi con 900 milioni di euro. La misura, spiegano diverse fonti, potrebbe rientrare nell’ambito del decreto per il taglio delle bollette, ma non è ancora certo. Non è esclusa l’ipotesi un provvedimento ad hoc, che potrebbe essere basato su due corsie, da un lato tutelare i dipendenti dall’altro proteggere i fragili.
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A lanciare l’allarme era stata l’Inps con una comunicazione del 6 agosto in cui avvertiva che l’indennità di quarantena (dunque la copertura di stipendio e contributi per i giorni in cui non si era andati a lavoro), in assenza di un intervento del legislatore, si sarebbe fermata al 2020. Per il 2021 non c’è alcuna copertura per la quarantena dei lavoratori che non possono usufruire dello smart working.
L’Inps ha esaurito il fondo da 663 milioni a disposizione per compensare chi per dieci giorni (sette se ha completato il ciclo vaccinale) deve rimanere a casa dal lavoro in seguito a contatti con un positivo al coronavirus. A meno che l’azienda non supplisca, il lavoratore ci perde fino a 500 euro netti, secondo calcoli del Sole 24 Ore. Una beffa che ricorda quella andata in scena a marzo dello scorso anno, quando i genitori di bambini e ragazzi in didattica a distanza hanno scoperto che la possibilità di chiedere i congedi parentali era terminata nel dicembre precedente.
«Se tutto il governo sarà d’accordo, noi abbiamo una valutazione assolutamente favorevole a consentire che la quarantena sia considerata come malattia e quindi non gravi sulle imprese e sui lavoratori». È quanto ha affermato il ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando. E in queste ore sono in corso le interlocuzioni con il Ministero dell’economia al fine di individuare le necessarie nuove risorse per il 2021.