Esseho, Oli?, Senza_Cri, Tananai, Bais, Destro. Sono quasi tutti “scognomati”, per dirla alla Totò, i cantanti di Sanremo Giovani, come d’altronde molti protagonisti della nuova scena musicale nazionale. Una generazione senza nome. Talvolta, non identificata anche nel genere. Confusa e infelice. Che si spreca nella ricerca dell’originalità del nome d’arte, piuttosto che della scelta artistica. Perché se si ascoltano di seguito tutte le canzoni dei dodici giovani in gara nella finale del 15 dicembre su Rai1 non si percepiranno grandi differenze. Sembrano tutte uguali, con la tristezza come mood di fondo. Bedroom pop o teen pop, suoni lo-fi, canzoncine semplici, adolescenziali, scritte sul diario nella propria cameretta. Anche i testi raccontano storie identiche: rapporti sofferti e, soprattutto, la difficoltà nel comunicare, nell’avere una relazione affettiva.
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Discute con i muri il pugliese Destro, “perché a volte queste conversazioni sono migliori” canta in Agosto di piena estate. “Tu non riesci a capirmi” accusa il romano Esseho in Arianna. “Nessuno ascolta” denuncia la veneta Littamè (questo è un cognome) in Cazzo avete da guardare, un titolo che può essere la carta vincente. Nella scia la claustrofobica Fammi respirare della yemenita Samia e la black Mille notti di Yuman. Conquistano la sufficienza, svolgendo il compitino senza strafare, senza colpi di genio, facendo il verso alle meteore del momento. Che oggi possono essere Madame oppure Blanco o Sangiovanni.
A cercare di non confondersi nell’omologazione sono in pochi. Uno è il veneto Marco Poletto in arte Oli? (che dovrebbe essere scritto con la “o” minuscola): nel video postato sulla pagina di sanremo.rai.it si presenta in gonnella, riprendendo la protesta degli studenti, e nella ritmata e divertente Smalto o tinta propone un mix di melodie catchy e chitarre distorte, tratteggiando gli stati d’animo di una generazione: il dualismo fra il vuoto interiore e l’ossessiva ricerca di accettazione, spesso anche da parte di se stessi. E poi Tananai, pseudonimo del milanese Alberto Cotta, che tenta di alzare un po’ di “frastuono” con Esagerata, e il soul blues di Yuman, romano con mamma italiana e padre capoverdiano.
Queste le pagelle:
Bais, “Che Fine Mi Fai”: 6
Martina Beltrami, “Parlo di te”: 6
Destro, “Agosto di piena estate”: 6+
Esseho, “Arianna”: 5,5
Littamè, “Cazzo avete da guardare”: 6-
Oli?, “Smalto e tinta”: 6,5
Matteo Romano, “Testa e croce”: 5
Samia, “Fammi respirare”: 6
Senza_Cri, “A me”: 6
Tananai, “Esagerata”: 5,5
Vittoria, “California”: 5
Yuman, “Mille notti”: 6,5
Amadeus ha aperto le porte dell’Ariston a tutto il podio, quindi saranno tre, rispetto ai previsti due, i giovani che, nella finale del 15 dicembre, si aggiungeranno ai 22 “big” di Sanremo 2022. Di conseguenza, sale a 25 il numero dei cantanti in gara dall’1 al 5 febbraio.
Intanto, sulla strada verso il Festivalone, primo caso di Covid ad allarmare: Elisa, che è fra i 22 “big”, è stata contagiata agli inizi di dicembre e per la finale di Sanremo Giovani sarà costretta a collegarsi in remoto. È una forma leggera, che le vieta in ogni caso il palco dell’Ariston: «Come l’anno scorso, nessuno sarà squalificato nel caso in cui si dovesse contagiare», rassicura Amadeus.