Durante i processi di Norimberga contro i gerarchi nazisti che si erano macchiati di crimini di guerra e contro l’umanità, fu chiesto ad un testimone ebreo tedesco perché, quando iniziarono le minacce dei nazisti, non scapparono via dalla Germania. La risposta è delle più banali: «Non pensavamo che i tedeschi avrebbero veramente fatto le cose che dicevano di voler fare». Ebbene, fino a qualche anno fa, nessuno di noi avrebbe pensato che in nome di una pandemia ancora sconosciuta, un governo con un semplice Dpcm avrebbe abolito alcuni fondamentali diritti garantiti dalla Costituzione con buona pace dei partiti, del presidente della Repubblica, dei media.
Tanto che oggi non ci si indigna più, o almeno non lo fa il mainstream, per l’odio contro gli irriducibili contrari al vaccino che circola sui social network. «Se ne avessi la possibilità e l’autorità mi prodigherei per creare per i No Vax campi di concentramento», è questa la frase shock di un dirigente medico degli Ospedali riuniti Villa Sofia – Cervello di Palermo, contenuta in un commento apparso sulla piattaforma social Linkedin (e poi cancellato) segnalato da più utenti all’europarlamentare, e candidata a sindaco del capoluogo siciliano, Francesca Donato. Nel commento incriminato, il medico palermitano etichettava anche i non vaccinati come «animali» e concludeva il suo post scrivendo: «Creerei per loro anche dei forni per tenerli al calduccio».
Nelle sue parole rivivono le immagini più orrende della storia recente che evocano l’inferno dei lager nazisti. Inevitabile non domandarsi se queste esternazioni non siano il frutto della assurda politica discriminatoria messa in campo dal governo nei confronti di chi non è vaccinato, di chi non possiede il Green pass. Due anni di pandemia, che avrebbero dovuto renderci migliori (ah poveri illusi), e un anno di scontri sui vaccini hanno enormemente accresciuto il clima d’odio nel nostro Paese. E le ultime decisioni del governo, con l’obbligo di vaccino per gli over 50, rischiano di accentuarlo ancora di più.
Il risultato più immediato dei Dpcm, leggi e decreti del governo Draghi è stata la fioritura di comportamenti pericolosi, uno su tutti quello della dottoressa bergamasca che ha chiesto all’Ats la possibilità di revocare tutti i pazienti non vaccinati. O di tutti quei medici che si rifiutano di visitare chi ha scelto di non vaccinarsi o non ha la terza dose. Forse sulla scia di quanto deciso dal direttore sanitario dell’istituto ortopedico Galeazzi di Milano, Fabrizio Pregliasco, di rinviare gli interventi non urgenti per i soggetti fragili e quelli non vaccinati. La notizia di una comunicazione interna al Galeazzi di Milano che invitava gli operatori ad accettare solo pazienti con Super Green pass era stata diffusa dalla trasmissione Fuori dal coro e riportata da La Verità lo scorso 19 gennaio. «Abbiamo dato indicazione di rivalutare i casi singoli soprattutto su operazioni non urgenti. E uno dei criteri principali è quello delle condizioni di fragilità. Se un paziente presenta situazioni critiche, non urgenti, il trattamento sarà spostato un po’ più in là. Si spera con una distanza di un mese, quando la situazione epidemiologica si sarà attenuata», ha spiegato poi Pregliasco. Ma il punto è capire se tra i criteri presi in considerazione dal direttore sanitario del Galeazzi ci sia anche il fatto di non essere vaccinati.
La radicalizzazione del dibattito tra pro vax e no vax mette a rischio la tenuta democratica del paese. Basta girare in rete per accorgersi che la violenza verbale contro i non vaccinati dilaga e che il rigurgito fascista rischia di trasformarsi in una vera caccia all’uomo. Il pericolo è che l’odio verbale sfoci prima o poi in atti di violenza reale.