«Cessate il fuoco immediato». Dopo oltre cinque mesi di guerra, per la prima volta, le Nazioni Unite hanno superato i veti incrociati e approvato una risoluzione presentata dal Mozambico con la quale si chiede il cessate il fuoco immediato nella Striscia di Gaza. Il nuovo documento è stato approvato dopo mesi in cui i veti incrociati nel Consiglio, soprattutto di Stati Uniti, Russia e Cina, avevano bloccato qualsiasi decisione al riguardo. La risoluzione ha ottenuto 14 voti a favore, tra cui quelli dei governi di Cina e Russia. La cosa più rilevante è stata però l’astensione degli Stati Uniti.
Nel testo si «chiede un cessate il fuoco immediato per il Ramadan rispettato da tutte le parti che conduca a un cessate il fuoco durevole e sostenibile e il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi, nonché la garanzia dell’accesso umanitario per far fronte alle loro esigenze mediche e umanitarie». La risoluzione prevede, quindi, un cessate il fuoco per il periodo del Ramadan, la ricorrenza più importante per le comunità musulmane nel mondo, che è cominciato tra domenica 10 e lunedì 11 marzo e si concluderà tra il 9 e il 10 aprile. Prevede anche la liberazione immediata di tutti gli ostaggi tenuti da Hamas nella Striscia di Gaza e invita Israele a fare di più per facilitare l’ingresso di aiuti umanitari nel territorio, dove ormai da settimane la crisi umanitaria in corso a causa della guerra è gravissima.
La risoluzione in teoria è vincolante: significa che, almeno sulla carta, Israele è obbligato a rispettarla. È comunque difficile che il governo di Netanyahu, che finora ha resistito a qualsiasi pressione per ridurre l’intensità della guerra a Gaza, possa effettivamente rispettarla. Soddisfatto il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres: «Il Consiglio di Sicurezza Onu ha appena approvato una risoluzione tanto attesa su Gaza, chiedendo un cessate il fuoco immediato e il rilascio di tutti gli ostaggi. Questa risoluzione deve essere attuata, un fallimento sarebbe imperdonabile».
Il Consiglio di Sicurezza è l’unico organo internazionale che può prendere decisioni che teoricamente sono vincolanti per tutti i paesi membri, Israele compreso. A più di cinque mesi dall’inizio della guerra nella Striscia di Gaza, gli Stati Uniti hanno infatti cominciato a criticare con sempre maggior forza il modo in cui Israele sta conducendo la guerra, e soprattutto l’operato del primo ministro Benjamin Netanyahu, considerato uno dei principali ostacoli al raggiungimento di un cessate il fuoco nella Striscia. È una cosa rilevante perché fino a poco tempo fa il governo statunitense aveva sostenuto in maniera quasi incondizionata il governo israeliano.
Da Israele arrivano segnali di nervosismo, dato che il primo ministro, Benjamin Netanyahu, saputo del risultato, ha deciso di annullare la trasferta di una delegazione di alto livello a Washington. L’ufficio di Netanyahu ha criticato l’approvazione della risoluzione e in particolare l’astensione degli Stati Uniti, sostenendo che in questo modo verranno compromessi gli sforzi di Israele per liberare gli ostaggi trattenuti da Hamas. Hamas, invece, ha confermato la «disponibilità a impegnarci in un immediato processo di scambio di prigionieri che porti al rilascio di quelli di entrambe le parti».