Con un videomessaggio trasmesso in tv accusa l’Ucraina di avere favorito la fuga dalla Russia dei quattro attentatori del Crocus City Hall. Vladimir Putin parla alla nazione: «Tutti e quattro autori diretti dell’attacco terroristico, tutti coloro che hanno sparato e ucciso persone, sono stati arrestati. Cercavano di nascondersi e si dirigevano verso l’Ucraina, dove, secondo le prime indagini, era stato predisposto un varco dal lato ucraino per attraversare i confine», ha detto Putin nel suo videomessaggio. L’attentato è stato rivendicato dall’Isis e i quattro attentatori sono stati arrestati, mentre stavano passando il confine con l’Ucraina. Un particolare che è diventato un altro elemento per dimostrare che Kiev abbia avuto un ruolo nella strage.
Già subito dopo l’attentato Kiev ha smentito qualsiasi coinvolgimento, replicando alle accuse lanciate dall’intelligence russa. «Qualsiasi tentativo di collegare l’Ucraina all’attacco terroristico è assolutamente insostenibile. L’Ucraina non ha il minimo legame con questo attacco. La versione dei servizi russi è assurda», ha scritto su X il consigliere presidenziale ucraino Mikaylo Podolyak. Anche gli Stati Uniti hanno negato il coinvolgimento dell’Ucraina, in uno scambio ad alta tensione con il Cremlino, anche a causa dell’allerta terrorismo su Mosca lanciata da Washington due settimane fa.
L’attacco è stato compiuto intorno alle 20 di venerdì sera al Crocus City Hall, un grande teatro nella periferia nordoccidentale di Mosca, dove stava per cominciare un concerto. Un gruppo di quattro uomini armati ha sparato ai presenti con armi automatiche, appiccando poi un incendio che ha fatto collassare il tetto dell’edificio. La polizia ha arrestato 11 persone sospettate di aver partecipato all’organizzazione dell’attacco, tra cui i quattro attentatori che sono stati incriminati domenica.
Un tribunale di Mosca, in Russia, ha incriminato quattro uomini considerati responsabili dell’attacco terroristico. Sono accusati di aver compiuto atti terroristici, un reato punibile con il carcere a vita, e rimarranno in custodia preventiva fino al prossimo 22 maggio. Alcuni di loro si sono dichiarati colpevoli, non è chiaro quanti. Secondo le informazioni diffuse dal tribunale i quattro uomini vivono in Russia, ma sono cittadini del Tagikistan, un’ex repubblica sovietica dell’Asia centrale. Hanno tra i 19 e i 32 anni e si chiamano Dalerdzhon Mirzoyev, Saidakrami Rachabalizoda, Shamsidin Fariduni e Mukhammadsobir Faizov. Le immagini dell’udienza preliminare mostrano tutti e quattro gli uomini con evidenti ferite al volto e al corpo. Secondo alcuni video diffusi da fonti russe sarebbero stati torturati durante gli interrogatori dai servizi di sicurezza nazionali, ma al momento non è possibile verificare queste affermazioni in modo indipendente.