Manca sempre meno alle elezioni legislative in Francia del 30 giugno e del 7 luglio, indette dal presidente Emmanuel Macron dopo le elezioni europee in cui il partito di estrema destra Rassemblement National (RN) ha preso il 31,4 per cento dei voti, più del doppio del suo partito Renaissance. Macron ha però anche definito «assurda» la possibilità di dimettersi dalla sua carica di presidente della Francia nel caso in cui le elezioni legislative confermassero il risultato delle europee.
La vittoria del Rassemblement National di Marine Le Pen e del suo delfino, il giovane leader Jordan Bardella, è stata netta. Il partito ora punta anche ad allearsi in un cartello elettorale con l’altra formazione di estrema destra, Reconquete di Eric Zemmour e di Marion Maréchal (la nipote di Le Pen), ma forse anche con la destra di Les Républicains (Lr). Dall’altra parte la sinistra metterà in campo un Fronte Popolare con Verdi, comunisti, socialisti e La France Insoumise, che sotto la sigla Nupes (Nuova Unione Popolare Ecologica e Sociale) si erano già uniti in un cartello in vista delle elezioni legislative del 2022.
Oltre al chiaro voto popolare, anche primi sondaggi predicono che Le Pen ne uscirà vincitrice. Bisogna tenere però presente che a differenza delle europee, le elezioni nazionali si basano su collegi uninominali con doppio turno, cosa che fino ad ora ha permesso di frenare le avanzate della destra, grazie ad alleanze tra tutte le altre forze politiche nei ballottaggi. Ma questa volta l’ondata nera potrebbe essere ancora più dirompente.
I sondaggi danno il Rassemblement National tra il 33%-34% delle intenzioni di voto per le elezioni legislative, oltre 15 punti in più rispetto al risultato ottenuto due anni fa. Se Rassemblement National riuscisse a ottenere abbastanza voti da formare una maggioranza all’Assemblea Nazionale, anche alleandosi con partiti più piccoli, potrà scegliere il nuovo primo ministro e formare un governo di destra, mentre Macron è ancora in carica: con tutta probabilità il primo ministro eletto sarebbe Jordan Bardella, il presidente del partito di 28 anni che per ora è stato rieletto europarlamentare.
In questo caso, si verificherebbe quella che nella politica francese è definita “cohabitation” (coabitazione), ossia un momento in cui il presidente della nazione e il governo fanno parte di fazioni politiche diverse. Governare il paese in una situazione di coabitazione è comunque difficile e richiede una buona dose di collaborazione fra le diverse parti politiche: essendo la Francia una repubblica semi-presidenziale, il presidente ha infatti un ruolo particolarmente attivo nel processo legislativo. Anche per questo motivo un governo guidato da un partito come il Rassemblement National, di estrema destra e fermamente contrario all’operato di Macron, potrebbe creare parecchi problemi.
Sarebbe la quarta coabitazione dall’inizio della Quinta Repubblica francese: la prima si verificò fra il 1986 e il 1988 quando il presidente della Repubblica era il socialista François Mitterrand ma il governo era guidato dal primo ministro di centrodestra Jacques Chirac, che al tempo faceva parte del partito Raggruppamento per la Repubblica. Una coabitazione durante la presidenza Mitterrand si verificò nuovamente dal 1993 al 1995, sempre con un primo ministro che faceva parte del Raggruppamento. L’ultima volta che c’è stata una situazione di coabitazione è stato dal 1997 al 2002, quando Jacques Chirac, che era a quel punto diventato presidente della Repubblica, governò insieme a una maggioranza parlamentare di sinistra, dopo la vittoria della coalizione Sinistra Unita a cui faceva capo il Partito Socialista, che espresse il primo ministro.
La possibilità che si crei una situazione di coabitazione dopo le prossime elezioni legislative però dipende dalle alleanze che Rassemblement National riuscirà a stringere. Per ora è stata esclusa quella con Reconquête ed è in bilico quella con il partito di centrodestra dei Repubblicani: il suo presidente Éric Ciotti l’ha proposta a Marine Le Pen e Jordan Bardella, entrambi leader di RN, che hanno accettato, ma la grande parte dei dirigenti e dei militanti dei Repubblicani si è opposta e ha chiesto le dimissioni di Ciotti, accusandolo di aver proposto quest’alleanza senza consultarli. Nel caso in cui il Rassemblement National non riuscisse a creare una maggioranza, il partito di Macron potrebbe cercare di ricostruire un governo alleandosi con il centrodestra, ma non è chiaro se otterrà abbastanza voti per farlo.