Una vittoria a metà per Macron. La democrazia illiberale del Rassemblement national, che già prometteva di erodere le istituzioni della République, è stata fermata. Ma adesso il presidente francese deve fare un governo “estraneo”. Il blocco repubblicano, nato stanco tra diserzioni e lotte interne, è riuscito nell’impresa che nessuno aveva previsto. E così, a neanche un mese dallo choc per il trionfo alle Europee dell’estrema destra, il Paese ha assistito incredulo alla lettura dei risultati del secondo turno delle elezioni legislative: il Rassemblement National è solo terzo, primo il Nuovo fronte popolare e secondo arriva il gruppo del presidente della Repubblica. Un esito che ora apre scenari ancora diversi da quelli pensati nelle ultime settimane.
Il Nuovo Fronte Popolare che riunisce, tra gli altri, il Partito Socialista, il partito ecologista Europe Écologie Les Verts e La France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon, ha ottenuto 182 seggi. La coalizione centrista del presidente Emmanuel Macron, Ensemble pour la République, è arrivata seconda ed è riuscita a eleggere 168 deputati, un risultato certamente lontano dai 250 eletti della precedente legislatura, ma ben al di sopra di quanto previsto dai sondaggi. Il partito di estrema destra Rassemblement National, che era stato il più votato al primo turno del 30 giugno, è invece risultato solo il terzo per numero di seggi: nella nuova Assemblea Nazionale avrà 143 deputati. I Repubblicani hanno ottenuto 45 seggi: prima delle elezioni il partito aveva preso le distanze da quello che solo formalmente resta ancora il loro presidente, Eric Ciotti, che aveva deciso autonomamente di allearsi con RN. I candidati vicini a Ciotti che sono stati eletti, compreso lo stesso Ciotti, sono conteggiati fra quelli di Rassemblement National. L’affluenza al secondo turno è stata del 66,63 %, la più alta dal 1997: più del 20 % in più rispetto a quella delle elezioni legislative del 2022.
I risultati non solo stravolgono quelli del primo turno, ma anche i sondaggi e le aspettative degli ultimi giorni quando il Rassemblement National era dato come il partito vincente. Nessuno è comunque riuscito ad avvicinarsi alla maggioranza assoluta di 289 seggi sui 577 che compongono l’Assemblea Nazionale: non è quindi al momento chiaro che tipo di alleanza potrebbe formarsi per raggiungerla, se si formerà, e con quali equilibri.
Il Nuovo Fronte Popolare (NFP) si era formato nel giro di pochi giorni dopo il buon risultato del partito di estrema destra Rassemblement National (31,4 %) alle elezioni europee del 9 giugno quando il presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron aveva annunciato lo scioglimento dell’Assemblea Nazionale e convocato elezioni anticipate.
Jean-Luc Mélenchon, il leader di La France Insoumise, il partito che dentro NFP ha ottenuto il maggior numero di seggi, ha detto che la mobilitazione popolare ha consentito di «raggiungere un risultato che si diceva essere impossibile», cioè la vittoria della sinistra, che questo è «un enorme sollievo per milioni di persone», che d’ora in poi «la volontà popolare dovrà essere rispettata» e che il presidente Macron dovrà «inchinarsi ai risultati». Mélenchon ha infine invitato Macron a nominare un nuovo primo ministro scelto tra il blocco del Nuovo Fronte Popolare. Poco dopo l’attuale primo ministro Gabriel Attal, che fa parte di Ensemble, ha annunciato che oggi presenterà le sue dimissioni al presidente della Repubblica.
Il presidente Macron ha fatto sapere che attenderà la composizione della nuova Assemblea Nazionale per «prendere le decisioni necessarie», cioè per decidere che primo ministro nominare al posto di Attal. È consuetudine che il presidente nomini primo ministro un rappresentante del partito di maggioranza e in caso di una nomina assegnata a un rappresentante di NFP si verificherebbe la coabitazione, quando presidente e primo ministro appartengono a diverse famiglie politiche.
Il Nuovo Fronte Popolare dovrà affrontare ora la questione della scelta interna di un possibile primo ministro. Clémentine Autain ha invitato i rappresentanti eletti dell’alleanza di sinistra a riunirsi oggi «in assemblea plenaria» per proporre, dopo una votazione, a Emmanuel Macron un capo di governo che non sia «né François Hollande, né Jean-Luc Mélenchon». Hollande ha già dichiarato di non volere questo incarico, e Mélenchon non ha avanzato per ora alcuna pretesa. Le negoziazioni dei prossimi giorni di NFP, ma anche con altre forze politiche, saranno fondamentali per trasformare il primo posto ottenuto alle legislative in una maggioranza di governo.