Il Senato ha assolto il presidente degli Stati Uniti dalle accuse di abuso d’ufficio e di ostruzione ai lavori del Congresso nel complicato caso che riguarda l’Ucraina e la sua telefonata al presidente Volodymyr Zelensky, nella quale fece pressioni perché aprisse un’indagine contro Joe Biden.
Trump è stato assolto con 52 voti a favore e 48 contrari dall’accusa principale, «abuso di potere». Il quorum necessario per la condanna è di due terzi del totale dei seggi. I democratici hanno potuto contare solo su 47 seggi, a cui si è aggiunto il Repubblicano Mitt Romney, da tempo critico nei confronti di Trump. Nel secondo voto, sull’ostruzione del Congresso, i no sono stati 53 e i sì 47.
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Il risultato del voto è stato quello atteso più o meno dall’inizio del processo di impeachment: era considerato improbabile che i senatori Repubblicani non sostenessero il presidente. Tutto come da copione,insomma, salvo un dettaglio scomodo per Trump. Il repubblicano Mitt Romney, senatore dello Utah, è il solo a votare contro uno dei capi di imputazione. In un procedimento totalmente politicizzato, le votazioni hanno seguito la demarcazione partitica: alla Camera la maggioranza è democratica ed ha votato l’incriminazione; al Senato la maggioranza è repubblicana e ha votato l’assoluzione. Salvo Romney che ha scisso il suo voto in due. Si è schierato con i democratici votando l’impeachment del presidente “per abuso di potere”. Lo ha assolto invece sul secondo capo d’accusa, “ostruzione al Congresso”.
La risposta della Casa Bianca è arrivata via Twitter: «Romney va espulso dal partito repubblicano». Il senatore ha spiegato che avrebbe votato a favore di uno solo dei due articoli dell’impeachment: «abuso di potere», perché la condotta di Trump è stata «agghiacciante». È il cuore dell’intero processo che ha ruotato sulla telefonata del 25 luglio 2019, in cui il presidente degli Stati Uniti chiedeva a Volodymyr Zelensky, appena eletto alla guida dell’Ucraina, di riaprire un’indagine per corruzione a carico di Hunter Biden, il figlio dell’ex numero due di Barack Obama e all’epoca considerato l’avversario più pericoloso di Trump nelle presidenziali 2020.