Niente zona gialla. Con il nuovo decreto approvato dal Consiglio dei ministri, l’indicatore più importante non sarà più l’incidenza ma il tasso di occupazione di terapie intensive e posti letto in area medica. Una novità spinta dalla crescente copertura della campagna vaccinale, grazie alla quale i ricoveri nei reparti Covid e nelle terapie intensive sono rimasti ben al di sotto dei livelli di guardia. Senza le nuove misure contenute nel decreto, il monitoraggio di Iss e ministero della Salute avrebbe rischiato di portare sin da lunedì 26 luglio in zona gialla almeno quattro regioni. Gli indicatori sui nuovi casi vedono Sicilia, Sardegna, Veneto e Lazio con un’incidenza superiore a 50 casi settimanali ogni 100 mila abitanti. Avrebbe significato il ritorno delle restrizioni in piena estate, con il divieto ad esempio di tavolate superiori a quattro persone al ristorante.
Le nuove disposizioni prevedono invece che, per passare in zona gialla, le terapie intensive di una regione si siano riempite oltre il 10%, per i reparti Covid oltre il 15%. Il passaggio in zona arancione invece è stato fissato con il 20% per i ricoveri in terapia intensiva e 30% in area medica. La soglia si alza per il passaggio in zona rossa: 30% in terapia intensiva e 40% area medica.
In media a livello nazionale, l’occupazione dei posti letto da parte dei malati Covid è del 2% secondo l’Agenas, l’agenzia dei servizi sanitari regionali. Solo cinque Regioni superano il 3%, cioè Toscana, Lazio, Calabria, Sicilia e Liguria. Altre sette invece non hanno pazienti ricoverati in area critica.
Sono quattro le Regioni che nel periodo tra il 16 e il 22 luglio hanno superato la soglia dei 50 casi per 100mila abitanti e che quindi, se non fosse stato previsto l’aggiornamento dei parametri nel nuovo decreto, sarebbero finite in zona gialla dalla prossima settimana. Il dato emerge dall’ultimo monitoraggio settimanale Iss-ministero della Salute. Nello specifico, si tratta di Sardegna, con 82,8 contagi su 100mila abitanti, Veneto (68,9), Lazio (68,8) e Sicilia