I venti di guerra in Siria non portano per il momento accelerazioni nella crisi di governo italiana. Al Colle non trovano alcun riscontro le voci che parlano di un incarico che verrebbe conferito nelle prossime ore. Il cammino resta quello tracciato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al termine delle consultazioni: «Valuterò come uscire dallo stallo. Serve un governo nella pienezza delle sue funzioni che contrasti le tensioni del commercio mondiale, la crisi internazionale, le scadenze europee». La distribuzione tripolare del voto degli italiani – tra centrodestra con il 37%, il Movimento 5 Stelle con il 32% e il centrosinistra con il 23% – ha bloccato la strada verso il nuovo governo, le posizioni e i veti dei partiti politici hanno fatto il resto.
VETI INCROCIATI. Le opzioni nelle mani del capo dello Stato, a questo punto, non sono molte, soprattutto perché Forza Italia e Movimento 5 Stelle hanno ribadito i reciproci veti, cosa che vanifica il tentativo di Matteo Salvini di trovare un punto di incontro. Dietro questo doppio veto ci sono probabilmente considerazioni sia di opportunità che di tattica politica. Il Movimento 5 Stelle non vuole che del governo facciano parte Berlusconi e Forza Italia in parte perché teme il contraccolpo che questo potrebbe avere sui suoi elettori. Ma è importante considerare che la coalizione di centrodestra unita ha molti più parlamentari del Movimento 5 Stelle, e quindi sarebbe la forza principale del governo. Questo significherebbe che Di Maio dovrebbe rinunciare alla presidenza del Consiglio. Salvini, probabilmente, ha il timore opposto: la Lega da sola ha meno parlamentari del Movimento e quindi, se accettasse di formare un governo senza Forza Italia, sarebbe la forza di minoranza e dovrebbe probabilmente cedere le principali posizioni di governo.
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PREINCARICO POLITICO. In questa situazione di stallo sono due scenari gli immediati quotati al cinquanta per cento ciascuno: preincarico a Salvini o mandato esplorativo a una carica istituzionale. E sullo sfondo si fa avanti una terza ipotesi, che può maturare invece nelle prossime settimane, ed è quella del governo del presidente. Il preincarico politico potrebbe andare in prima battuta a Matteo Salvini, ovvero il candidato che la coalizione più forte. Il leader della Lega potrebbe anche rinunciare per il rischio di bruciarsi in assenza di una maggioranza certa. «Non andiamo a cercare i voti in Parlamento ad uno ad uno – ha detto Salvini – la caccia al tesoro la faccio con i miei bambini». E allora avanti un altro. Il secondo nella lista è Luigi di Maio, il capo politico del partito che ha ottenuto più voti alle elezioni del 4 marzo. Ci prova o fallisce anche lui? Presto per dirlo. Ma la terza via, dopo un paio di settimane di fiaschi politici e fumate nere, resterebbe di mettere in campo il governo del presidente. Un esecutivo guidato da una figura terza, basato su pochi punti di programma se possibile condivisi dalle forze politiche e aperto a chi ci sta.
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MANDATO ESPLORATIVO. Il presidente della Repubblica potrebbe affidare un mandato esplorativo ad una carica istituzionale (la più accreditata è la presidente del Senato) o un incarico ad una figura super partes che possa farsi carico di un portare avanti una serie di incontri con le varie forze politiche. Favorita la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati ma un mandato a Fico forse potrebbe avviare un disgelo col Pd. E se l’esploratore torna a mani vuote, anche in questo caso ecco che fa capolino il governo del presidente. Se tutte le trattative dovessero fallire, la decisione su cosa fare rimarrà comunque di Mattarella. La Costituzione gli dà il potere di sciogliere le camere e indire nuove elezioni.