Mentre il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione per chiedere di inserire nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea il diritto a un aborto libero, sicuro e legale; in Italia con un emendamento al Pnrr, approvato in Commissione Bilancio alla Camera, il governo Meloni cerca di portare i movimenti pro-vita all’interno delle strutture sanitarie dove vengono fatti la gran parte dei certificati per l’interruzione volontaria di gravidanza.
I consultori possono «avvalersi anche del coinvolgimento di soggetti del Terzo Settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità». La modifica, a prima firma del deputato di Fratelli d’Italia Lorenzo Malagola, è stato approvato nella commissione Bilancio della Camera e le opposizioni ci vedono in sostanza il coinvolgimento delle associazioni anti-abortiste. «L’ennesima offesa ai diritti della donna e alla sua autodeterminazione», dicono M5s e Pd.
I primi a sollevare il tema sono i rappresentanti del M5s nelle commissioni Affari Sociali: «Viviamo in un Paese – si legge nella nota del Movimento – in cui il diritto all’interruzione di gravidanza è già sotto attacco, in cui è già difficile accedere alla pratica, in cui le donne devono viaggiare fuori provincia o addirittura fuori regione per riuscire ad abortire. E mentre altri Paesi inseriscono la tutela del diritto all’interruzione di gravidanza in Costituzione, l’Italia sceglie di fare un ulteriore passo indietro. Noi continueremo a opporci a questa politica oscurantista del governo Meloni».
«Ce lo aspettavamo da questa destra che ovunque governa cerca di minare l’attuazione della 194 e di restringere il diritto delle che cercano di avere accesso ad una interruzione volontaria di gravidanza”, ha aggiunto, sottolineando la gravità del “blitz della destra” per permettere alle associazioni antiabortiste di entrare nei consultori e “incidere psicologicamente e in modo inaccettabile, violento sulle donne che cercano di avere accesso alla interruzione volontaria di gravidanza» commenta la segretaria del Partito democratico, Elly Schlein. «Questo governo continua nella sua battaglia contro le donne e contro i loro diritti e lo fa attaccando in primis la legge 194 e il diritto all’interruzione di gravidanza. È vergognoso. Ci batteremo in Parlamento e fuori, affianco alle associazioni femministe, per impedire alla destra questo ennesimo attacco ai diritti delle donne», aggiungono gli esponenti del Pd Silvia Roggiani e Marco Furfaro. Per Luana Zanella, capogruppo di Verdi-Sinistra a Montecitorio, «non è accettabile che attraverso un emendamento subdolo dell’ultima ora si preveda la presenza nei consultori pubblici di associazioni o Ong anti-abortiste. Soprattutto nel momento in cui il parlamento europeo ha votato a favore dell’inserimento dell’interruzione di gravidanza nella Carta dei diritti fondamentali dell’Ue. Giù le mani dai nostri consultori!».
La linea del governo Meloni, peraltro, è sempre stata chiara. La presidente del Consiglio parla spesso di «diritto delle donne a non abortire», la ministra per le Pari Opportunità Eugenia Roccella arrivò perfino a dire che l’aborto «è un diritto delle donne» aggiungendo l’avverbio «purtroppo». Tutte uscite che mettono in allarme le associazioni nella tutela del diritto conquistato con la legge del 1978.