Giù la maschera Junior Cally! Chi è davvero il rapper descritto come Hannibal Lecter e contro il quale si è creato un movimento di protesta per alcune frasi sessiste contenute in una canzone di tre anni fa? Parole dure, scioccanti: “Lei si chiama Gioia, ma beve poi ingoia / Balla mezza nuda, dopo te la da / Si chiama Gioia perché fa la troia / Sì, per la gioia di mamma e papà / Questa frate non sa cosa dice / Porca troia, quanto cazzo chiacchiera? / L’ho ammazzata, le ho strappato la borsa / C’ho rivestito la maschera” rappa nel brano “Strega” dietro una inquietante maschera antigas.
Giù la maschera Junior Cally! Anche se quella maschera dietro alla quale nascondeva la propria identità se l’è già tolta sulla copertina dell’ultimo album, intitolato “Ricercato”, svelando il volto di Antonio Signore, ventottenne romano. Ed aveva scelto di salire sul famigerato palco dell’Ariston «per ripercorrere la mia storia e farla conoscere al grande pubblico che non sa chi sono. Sui social la gente si chiede: “Junior Cally chi?”».
Quella storia che ha raccontato nei suoi dischi e nel libro “Il principe – è meglio essere temuto che amato”, la sua autobiografia edita da Rizzoli. Un viaggio onirico, dolce e agghiacciante, nel quale due voci si alternano (quella di Antonio e quella della maschera Junior Cally), si combattono, si fondono e ogni cosa conosce il suo contrario. Un viaggio per parole, illustrazioni e musica, nell’immaginario umano e artistico di un ragazzo cresciuto nella Suburra romana.
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«Io sono venuto qua per cantare il mio brano, “No grazie”, e non vedo l’ora. Ho portato quel brano, e di quel brano bisognerà parlare nel momento in cui io salgo su quel palco» dice al termine di una partita al calcetto con un gruppo di giornalisti. Mai e poi mai avrebbe pensato che sarebbe andata così. Mai e poi mai si sarebbe aspettato tutto questo polverone. Una bufera che si è alzata all’improvviso, giorni dopo l’annuncio di Amadeus sulla sua partecipazione all’Ariston. Perfino un ex ministro, Matteo Salvini, si è preso la briga di attaccarlo. «Io sono un cantante, non sono un politico. Matteo Salvini è un pesce grosso quindi non credo di rispondere ai suoi attacchi» replica. «Mi fa strano comunque che nessuno abbia detto nulla sulla mia presenza fino a quando non è stata resa nota la parte di testo di “No grazie” che fa riferimento alla Lega. Non posso dire che si sia scatenato tutto per questo motivo, ma chissà».
“Spero che si capisca / che odio il razzista / che pensa al Paese / ma è meglio il mojito / e pure il liberista di centro sinistra / che perde partite / e rifonda il partito”. Questa la frase che, forse, brucia più al leader leghista. Questo il testo di “No grazie”, la canzone con cui Junior Cally si presenta a Sanremo, dove sono chiari i riferimenti ai due Matteo della politica italiana, Salvini e Renzi.
«Il “No grazie” è la mia risposta al populismo» spiega. «La politica ormai sta su internet e i populisti sono quelli che vorrebbero risolvere i grandi problemi con i video su Tik Tok e le soluzioni buttate lì. Le soluzioni si cercano studiando. La politica ormai è attenzione ai social e voglia di apparire». Restano fuori 5stelle e Sardine… «I primi li ho votati, ma non lo rifarei più. Non mi rappresenta nessuno ma non trovo giusto dire: “Non me ne frega nulla della politica”. Delle Sardine però apprezzo che ci siano giovani che tornano in piazza per dire la loro».
E la droga? «Qualche cannetta, nulla di più» giura. Chi dice il contrario è perché, sostiene, lo giudica con pregiudizio: «Per i tatuaggi, perché sono un rapper e questo è un marchio pesante che mi porto da quando sono piccolo. All’epoca i tatuaggi erano cose da carcerati. A Focene ci guardavano come fossimo i figli di Satana. Mi ricordo che un imprenditore vietava al figlio di frequentarmi perché diceva che ero drogato. Oggi io canto e il figlio è tossicodipendente».
Junior Cally debutterà domani sul palco dell’Ariston, e si temono contestazioni. «Questo Sanremo me lo immaginavo diverso, da sconosciuto. Arrivare in questa maniera è un’altra cosa. Ma lo affronterò con professionalità. Qualsiasi cosa accada devo rispettare quel palco, la musica italiana, la canzone che porto. Non ho paura delle possibili contestazioni, vedremo quello che arriverà», dice il rapper di Focene.
“No grazie” si stacca dalla moda trap del momento. Non solo perché manca l’autotune sulla voce: «Le strofe sono rap, ma invece di una base ci sono chitarre rock “cattive”. Rappresenta Junior Cally e Antonio, la mia crescita artistica e quella anagrafica, senza rinnegare il mio trascorso». Perché Junior Cally non rinnega le sue canzoni e «non chiederò scusa». “Strega”, la canzone incriminata, «è fiction» spiega. «Non ha qualcosa di sbagliato, è un testo che va capito. La canzone rappresenta uno spaccato di società, ma io sono contro la violenza di ogni tipo. Le prime quattro righe di quella canzone sono un elogio alla non violenza. Poi esiste pure quella parte lì. Ma nella mia discografia troviamo anche canzoni d’amore».
Mentre parla, tiene in mano la maschera che ha usato per la sua prima apparizione su Rai1, velluto nero e strass, versione rassicurante di quella antigas con cui è diventato un fenomeno. «Ne ho molte: la maschera farà sempre parte della mia carriera». La prima se l’è comprata su Amazon. «Una di quelle da softair (la simulazione di attività di guerra ndr) modificata da mio fratello che fa il tatuatore e aerografava moto e serrande». Mistero più rime hanno funzionato. Quando i numeri sui social e la risposta sulle piattaforme di streaming si sono moltiplicati è andato controcorrente. Invece di capitalizzare sulla maschera se l’è tolta.
A Sanremo Junior Cally non sarà l’unico “cantante mascherato”. Chi non se la toglierà è la rapper M¥ss Keta, fra le protagoniste dell’AltroFestival di Raiplay con Nicola Savino. «L’identità segreta mi dà la possibilità di parlare di tutto: da personaggi in voga negli anni Ottanta fino a fatti di cronaca attualissimi» motiva lei. «In realtà quando si indossa una maschera ci si sente più liberi e protetti, e quindi si tende a svelare molto di più della propria personalità. Accadeva anche nel teatro greco, dove ci si passava una maschera per raccontare una storia. Ho scelto di nascondere il mio volto anche perché viviamo in una società in cui veniamo costantemente mitragliati da selfie, quindi preferisco ironizzare ed offrire uno spunto di riflessione sul tema».
M¥ss Keta nasconde il suo volto dietro a un paio di occhiali da sole neri e un foulard triangolare su naso e bocca. Di lei non si conoscono nome, età e connotati. Su Internet qualcuno ha pubblicato alcune sue fotografie rubate dal backstage ed è scattato il cosiddetto body shaming: gli hater sui social l’hanno presa di mira per l’aspetto fisico. La rapper salirà anche sul palco dell’Ariston nella serata delle cover per interpretare insieme a Elettra Lamborghini la cover di “Non succederà più”, storica canzone di Claudia Mori presentata fuori gara nell’edizione del festival del 1982.