Sembrava che il coronavirus riguardasse solo l’Italia. Come fino a un mese fa sembrava fosse solo un grosso problema della Cina. E dopo della Corea del Sud o dell’Iran. Non era così. E non c’era bisogno che l’Oms dichiarasse la pandemia. Era solo questione di tempo e di come l’emergenza viene affrontata dai vari governi. Il coronavirus non ha bisogno di passaporti, visti e permessi di soggiorno.
Ma, intanto, gli Stati Uniti chiudono ai voli provenienti dall’Europa. Con un discorso in diretta televisiva dallo studio ovale della Casa Bianca, il presidente degli Stati Uniti ha annunciato il blocco di tutti i voli dall’Europa per i prossimi trenta giorni a partire dal 13 marzo in seguito all’annuncio di una pandemia di Covid-19. I viaggiatori provenienti da paesi al di fuori della zona Schengen, tra cui il Regno Unito, sarebbero esonerati dal divieto perché Trump incolpa gli europei di aver “seminato” il virus negli Stati Uniti. Il presidente ha anche annunciato una serie di misure economiche del valore di circa 250 miliardi di dollari per attenuare l’impatto del virus.
La Francia ha circoscritto le misure alle tre zone focolaio (Morbihan, in Bretagna, dipartimento dell’Oise, Nord di Parigi, e in Alta Savoia). Le scuole nel resto del paese sono rimaste aperte, il Louvre ha continuato ad accogliere visitatori, nulla è stato chiuso, niente zone rosse, nessuna richiesta di rispettare le distanze, solo il divieto raduni oltre le 5mila persone in luoghi chiusi, mentre il presidente Macron rassicurava che sarebbe stato fatto tutto il necessario. Il direttore della Sanità francese, Jerome Salomon ha detto che l’Italia è un paese molto vicino e insegna ai francesi molte cose: «L’epidemia è rapida, violenta e localizzata. L’Italia ci deve suggerire il modo di reagire». Intanto un deputato francese dell’Alto Reno Jean Luc Reitzer, 68 anni, e finito in rianimazione mentre e a casa in quarantena il ministro della Cultura Franck Riester che sembra aver contratto l’infezione in forma lieve.
La Germania ha tenuto il profilo basso finché ha potuto. Ma la cancelliera Angela Merkel ha spazzato via ogni ambiguità con l’annuncio choc: «Il virus è fra noi – ha detto Merkel -, nessuno è immune e non ci sono al momento vaccini o terapie. Fino a quando non li troveremo dobbiamo mettere in conto che il 60%-70% della popolazione tedesca verrà infettata». Il 12 marzo la Germania registra oltre 2mila casi di contagio, il focolaio principale sembra per ora la regione del Nord Reno Vestfalia.
Il focolaio assedia Madrid, dove domenica, festa della donna, 100mila persone hanno potuto riunirsi in piazza. La ministra delle pari opportunità è stata contagiata, si critica l’incertezza del premier Pedro Sanchez. Inesorabile sale il numero dei morti, da 84 a 47 in un giorno. I contagi al 12 marzo sono quasi 3mila.
Il Regno Unito va avanti come se nulla fosse. La Danimarca chiude le scuole, dopo l’impennata dei contagi avvenuta nelle ultime ore. La Norvegia chiude invece le frontiere. La Svezia, prima economia del Nord Europa, annuncia misure drastiche dopo il primo morto.